Dopo una marcia pacifica che ha coinvolto lo scorso marzo 36mila contadini del Maharashtra, in India, ed esattamente un anno dopo che i produttori hanno gettato per protesta il latte nelle strade per chiedere prezzi più alti, le tensioni nel settore non si placano. Per una settimana, all'inizio di maggio, gli allevatori distribuiranno gratuitamente il latte.

Quando si tratta di prezzo e di sopravvivenza delle aziende, che sia la Francia, l'Italia, gli Stati Uniti o l'India, le preoccupazioni sul futuro sono le medesime e, quando si rimane su un terreno pacifico, anche le modalità di attirare l'attenzione sul problema remuneratività sono le stesse.

Non va dimenticato che l'India è il principale produttore di latte (18% del totale mondiale), con circa 150 milioni di tonnellate di latte ogni anno, in grado di coprire interamente il fabbisogno di un continente che ha oltre un miliardo di persone. L'export è limitato. Basti pensare che nel 2017 le quantità di polvere di latte scremato (Smp) esportate, prevalentemente in Bangladesh, Afghanistan e Nepal, sono state pari a 10.115 tonnellate.
Tuttavia, l'incremento produttivo in questi anni ha portato ad avere oggi circa 200mila tonnellate di Smp nei magazzini, col pericolo di deprimere ulteriormente il prezzo del latte, già sceso del 10% in poche settimane, mettendo in crisi ancora di più i produttori.

Quello dell'India non è un equilibrio facile, con una ampia fascia di persone che vivono in estrema povertà. Un anno fa i produttori avevano chiesto al Governo di stabilire un prezzo di 50 rupie al litro (62 centesimi) per gli acquisti dai caseifici e dalle cooperative private, come ha recentemente ricordato anche il periodico Business Standard.
Il Governo non ci ha sentito, preoccupato per eventuali proteste dei consumatori. Gli allevatori, però, lamentano costi di produzioni in crescita, dal prezzo degli animali alla manodopera, fino alle spese di trasporto. In tutto questo, devono accontentarsi di prezzi fissati in circa 24-24,5 rupie al litro, pari a 30 centesimi. In altre regioni (Kolhapur, Pune, Satara), invece, il prezzo del latte è più basso e oscilla fra le 19 e le 24 rupie al litro.

Anche Devendra Shah, presidente di Parag Milk Foods, una delle realtà lattiero casearie più importanti dell'India, ha riconosciuto che le attuali cifre non sono adeguate alla sopravvivenza delle stalle, che in quelle aree contano una dimensione media di due animali. Spiragli dovrebbero aprirsi dal prossimo mese di giugno, quando dovrebbe ridursi la produzione di latte di bufala, per la consueta flessione stagionale. Questo dovrebbe avere riflessi positivi sulle quotazioni del latte vaccino.

"I prezzi dovrebbero quindi salire di 2-3 rupie al litro (fino a 4 centesimi di euro, ndr)" ha dichiarato Devendra Shah. "La bassa situazione dei prezzi del latte non è positiva per nessuno, compresi gli agricoltori, i consumatori e i trasformatori, perché comporterebbe una riduzione della disponibilità di materia prima a lungo termine".

I prezzi del latte nel Maharashtra sono in gran parte determinati dai prezzi della Smp in India e all'estero. Attualmente, i prezzi sono di 120-125 rupie al chilogrammo (1,50 euro), contro il suo costo di produzione di 220-225 rupie al chilo (2,73 euro al chilo).

Business Standard, però, riporta anche la voce di chi non ritiene che i prezzi debbano essere rivisti al rialzo. Per Umesh Paryani, partner della Sagar Dairy Farm di Pune, "le aziende lattiero casearie inviano i loro veicoli per la raccolta del latte in tutti i villaggi. Dopo aver raccolto il latte, lo immagazzinano nei vicini impianti di refrigerazione, che le aziende casearie devono allestire ogni due chilometri. Se pagassero un prezzo più alto ai produttori ci sarebbe un'enorme pressione sui prezzi".