Si prende un po' di latte, qualche fibra di cotone, un pugno di cellulosa, si mescola il tutto con pazienza (ma a dire il vero la cosa è assai più complessa di così) e viene fuori una carta che promette caratteristiche del tutto particolari a iniziare dalla piacevolezza al tatto ma anche morbidezza e resistenza. L'ha inventata Susanna Bonati, creativa non nuova a fantasiose innovazioni come la sua “borsa per la spesa” premiata ad un salone internazionale sull'imballaggio (ma suona meglio in inglese, packaging) di prestigio (ovvero “luxury”). Ora è il turno della carta al latte, subito battezzata PaperMilk, ricorrendo come si fa in questi casi agli inglesismi.

Un aiuto al latte (si spera)
L'idea, racconta Susanna Bonati, si collega agli studi sui tessuti a base di latte (si dice abbiano anche funzioni cosmetiche) e ora PaperMilk si propone come strumento ideale per accogliere e trasferire messaggi al consumatore. Magari per invitarlo, aggiungiamo noi, a bere più latte. Potrebbe essere utile in questa fase di mercato che vede industrie del latte e allevatori arroccati su posizioni contrapposte e incapaci di accordarsi sulla definizione di un prezzo che offra margini a tutti, produttori e trasformatori. Ma forse è chiedere troppo a una carta, anche se fatta con il latte.