Avrebbe potuto andare peggio, ma per i produttori di formaggi Dop italiani il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo di libero scambio fra Canada e Unione europea, andrebbe rivisto per garantire una maggiore protezione alle denominazioni d’origine.

L’approccio generale, dicono gli operatori - che oggi nella riunione al ministero fra addetti ai lavori dovrebbero consegnare attraverso l’Aicig un documento specifico – è positivo e crea un varco potenzialmente utile anche in altre sedi negoziali presenti e future.
Nonostante questo, par di capire, “corre l’obbligo di contestare con forza il trattamento cui sono sottoposte le eccezioni Asiago, Feta (Grecia), Fontina, Gorgonzola e Munster (Francia), sia nel merito (risultato non soddisfacente) sia nel metodo (senza aver consultato i beneficiari). Per queste cinque denominazioni, sono previste solo concessioni e nessun tipo di beneficio”, trapela.

L’attuale bozza, se approvata senza modifiche, potrebbe quindi comportare un forte pregiudizio alla commercializzazione delle denominazioni Asiago, Fontina e Gorgonzola in Canada.

Le modifiche minime necessarie al testo finale dell’accordo, per renderlo accettabile, dovrebbero comprendere:
1) L’utilizzo dei termini “Italian Style” a fianco alle denominazioni Asiago, Feta, Fontina, Gorgonzola, Munster, deve essere totalmente preclusa. La concessione dovrebbe essere limitata ai soli termini “style” o “kind”, specificando che dovrebbero comunque avere caratteri di dimensioni uguali o maggiori rispetto alle denominazioni.

2) In merito alla possibilità di utilizzare le denominazioni in oggetto concessa ai produttori canadesi, è indispensabile fare riferimento alla data di inizio dei negoziati e non alla data dell’accordo politico indicata attualmente nel testo (18 ottobre 2013), tra le quali intercorre un periodo di ben cinque anni. Il principio, se così adottato, potrebbe creare un pericolosissimo precedente a danno degli ulteriori negoziati in corso (con Stati Uniti, Cina, Giappone, Mercosur, eccetera).

3) Da un punto di vista generale, non è chiaro se gli accordi prevedano la revoca o almeno una forte apertura sul fronte delle quote, che attualmente limitano l’accesso dei nostri prodotti. Questa appare essere una condizione fondamentale affinché i benefici del negoziato siano tangibili sul fronte commerciale.

Recentemente sono state rese pubbliche le prime bozze di accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada: è possibile leggerle qui.