Il mese scorso, infatti, i flussi sono scesi del 2,3% (294.235 le forme prodotte nel comprensorio) rispetto allo stesso mese del 2012, confermando un andamento che, in questa prima parte del 2013, segna un calo medio del 2,2%.
“Una situazione – spiega il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai – opposta a quella dei primi cinque mesi 2012, quando la produzione correva più veloce di quella record del 2011 (+7,1% il saldo dell’anno), per poi iniziare una graduale flessione a partire dal mese di luglio, tanto che la crescita, a fine 2012, è risultata pari a +2,3%”.
“In sostanza – sottolinea Alai – stiamo assistendo ad un graduale riequilibrio dell’offerta rispetto alla domanda, favorito anche da un export che nell’ultimo biennio ha assorbito 125.000 forme in più, dopo un 2011 di autentica euforia produttiva alla quale, come è sempre accaduto nella storia, ha fatto da contraltare una flessione delle quotazioni (10,76 euro/kg la media 2011, 9,12 euro/kg nel 2012)”.
L’onda lunga che generano i flussi produttivi non governati in funzione della domanda "è particolarmente pericolosa per il Parmigiano Reggiano - spiega Alai - perché tra il momento della produzione e quello della commercializzazione mediamente 18-24 mesi, rendendo impossibili correzioni di rotta dagli effetti immediati; proprio questa è la ragione per la quale la crescita è e deve restare ancorata a quei piani produttivi che assicurano una regia allo sviluppo”.
In termini produttivi, i cali maggiori si sono registrati, in maggio, nelle province di Modena (-5,3%), Bologna (-3,6%) e Reggio Emilia (-3,5%), mentre assai più contenuta è apparsa la flessione produttiva a Parma (-0,1%), con Mantova che presenta un saldo identico a quello del maggio 2012.
La media delle quotazioni si è attestata a 8,60 euro/kg; “un livello – sottolinea Alai – rispetto al quale vi sono margini di miglioramento proprio in funzione di un riequilibrio della produzione che nei prossimi mesi dovrebbe produrre i suoi possibili effetti”.
Buone, intanto, le notizie che provengono dai mercati esteri: l’incidenza delle esportazioni sul totale commercializzato, infatti, nei primi tre mesi del 2013 è cresciuta di oltre l’1%, e il saldo dei rapporti con l’estero è previsto, a fine anno, in un +6%.
“E’ una risposta importante – sottolinea il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano – rispetto a quei consumi interni che sono tendenzialmente in lieve calo, così come era accaduto nel 2012 (-0,2% a fine anno), ma che non giustificano alcun allarmismo: le valutazioni mensili, infatti, debbono tenere conto delle scelte commerciali della Gdo, che di mese in mese e di anno in anno cambia, ad esempio, le sue politiche promozionali, rendendo improprio un secco confronto sui dati di breve periodo. Inoltre, anche in questi primi mesi del 2013 crescono canali di vendita diversi dalla Gdo e in particolare le vendite dirette”.
“Quel che è certo – conclude Alai – è che è la crisi economica, più che la concorrenza estera, che in questo momento determina una tendenza alla flessione dei consumi interni del prodotto nella sua veste tradizionale: i formaggi duri diversi dalle prime tre Dop italiane, infatti, crescono meno del 3% e la produzione europea di formaggi è stabile, e se il Parmigiano Reggiano in pezzi flette leggermente, è importante rilevare che cresce bene il consumo di cubetti e bocconcini, che è invece in calo per tutti gli altri formaggi duri”.
© AgroNotizie - riproduzione riservata