Sebbene si sia molto distanti dai prezzi dello scorso anno, il prezzo del latte spot italiano sta seguendo fedelmente il trend di questo periodo, segnando un recupero che seppure modesto sembra destinato a proseguire nelle prossime settimane.

Il prezzo, fissato a 51,90 euro al quintale nella seduta del 28 agosto, mostra però una differenza in negativo di circa il 20% rispetto ai 12 mesi precedenti.

 

Difficile un confronto con l'andamento medio del prezzo europeo, in quanto le rilevazioni della Commissione si fermano al mese di giugno, quando il mercato era ancora in una fase calante.

Le quotazioni medie di quel periodo si fermano infatti a 44,4 euro al quintale, con un calo del 2,5% rispetto al mese precedente.

In calo anche gli altri indicatori, dal latte in polvere al burro.

Stabile invece il cheddar, il formaggio preso come riferimento negli scambi internazionali, che presenta solo un modesto calo dello 0,1%.
 

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I prezzi regionali

Si riferisce a giugno anche la tabella che segue, elaborata da Ismea, che offre un quadro dei prezzi del latte in alcune regioni.

Numerosi anche in questo caso i segni meno, in particolare nelle regioni dove si concentra la produzione di latte nazionale.

Nonostante queste flessioni il confronto con l'anno precedente resta positivo, con l'unica eccezione della Campania.

 

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Latte crudo alla stalla, prezzo per regione - Iva esclusa, senza premi (Fonte Ismea)


Il latte nel mondo

Più complesso il quadro mondiale che al 20 agosto vede un sostanziale equilibrio per i prodotti lattiero caseari europei, ma una flessione sui mercati dell'Oceania, in particolare per il latte in polvere intero. Risale però il cheddar.

Mercati statunitensi invece in recupero, con l'eccezione del latte in polvere scremato che perde posizioni.

Segnali fra loro contrastanti quasi a indicare una situazione di attesa che non lascia spazio a decisi movimenti verso l'alto o il basso.


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Il latte nel mondo

Mercati dunque privi di una direzione precisa, conseguenza di una produzione che a livello mondiale si presenta sostanzialmente stabile, con un leggero aumento nelle stalle europee dove il dato più recente, riferito a giugno, mostra un più 0,8%.

Di segno opposto la produzione australiana, con un significativo meno 4,9%, come pure quella della Nuova Zelanda che si ferma tuttavia a un più modesto meno 1,7%.

Solo un leggero aumento, più 0,7%, per il latte statunitense.

Dati che non sono strettamente comparabili fra loro in quanto si riferiscono a periodi di tempo fra loro non omogenei.

I grafici che seguono, elaborati dalla Commissione Europea, consentono tuttavia un efficace sguardo di insieme.

 

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Energia e mangimi

Un segnale di ripresa del mercato lattiero caseario si potrebbe cercare osservando l'andamento del prezzo del petrolio, che come più volte è stato ricordato anche da AgroNotizie, ha una forte correlazione con il mercato del latte.

In luglio il prezzo del greggio ha imboccato con decisione la strada degli aumenti segnando un più 8,5%.

La crescita dei costi energetici è in parte assorbita dal calo delle materie prime per l'alimentazione animale, che potrebbe motivare le industrie del latte a non aumentare il prezzo riconosciuto agli allevatori. 

 

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I formaggi

La maggior parte del latte prodotto in Italia viene destinato alla trasformazione casearia, per cui diventa importante conoscere l'evoluzione del prezzo dei formaggi per avere un quadro di riferimento corretto.

Un utile indicatore è l'andamento del prezzo dei due principali “Grana”, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano.

Per quest'ultimo le rilevazioni di Ismea indicano per la quarta settimana di luglio una preoccupante flessione che nel caso dello stagionato 12 mesi arriva al 6,4% e si approfondisce sino a meno 7,2% per lo stagionato 24 mesi.

Note positive arrivano però dal Grana Padano che recupera l'1,1% per lo stagionato 12/15 mesi.

Tenuto conto dell'ampia area di produzione e della maggior quantità di latte assorbito, le ipotesi di una “tenuta” del prezzo del latte si fanno più concrete.

 

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