Nato dall’incrocio tra i cani autoctoni presenti nel territorio montano calabrese, con i cani da pastore delle popolazioni greche discese anticamente dalla Puglia in Calabria, il Pastore della Sila è un ausiliario degli allevatori di capre, il suo impiego esclusivo è quello di difensore delle greggi. È in grado di vivere in condizioni di estrema rusticità: storicamente gli allevatori di capre non badavano molto ai loro cani, non li vaccinavano, non ponevano riguardo al loro nutrimento e non usavano trattamenti antiparassitari! Non era raro incontrare, soprattutto dopo le fatiche del periodo invernale, cani malnutriti e parassitati (rogna in particolare). Il periodo in cui riuscivano a nutrirsi meglio era quello della produzione dei formaggi, in quanto il loro pasto era costituito dal siero, scarto della lavorazione della ricotta. Ora gli allevatori sono più attenti alle condizioni dei loro cani, sebbene si possano ancora incontrare, purtroppo, cani tenuti in condizioni di ben scarso benessere. Ma anche in queste dure e deprecabili condizioni, il Pastore della Sila conserva una grande vigoria.
Le attitudini
I Pastori della Sila si organizzano in branchi di diverse unità, cooperando nello svolgimento delle mansioni lavorative. Vigile e attento, dotato di grande memoria e intuizione, è implacabile e indomito contro qualsiasi predatore (specialmente il lupo), mentre nei confronti degli uomini estranei dimostra diffidenza, ma senza aggressività immotivata. Per questo è un cane adatto anche a vivere in famiglia, è molto dolce ed esuberante, ama giocare ed è sempre pieno di energia, dotato di grandi doti atletiche. Caratteristica tipica di questa razza è la sua agilità, decisamente sorprendente, che gli consente di arrampicarsi su qualunque asperità e persino di scalare grossi alberi come un comune felino domestico.
Le caratteristiche
È un cane di taglia grande, forte e vigoroso, con il pelo “caprino” abbondante e ricco di sottopelo, che gli consente di affrontare i più rigidi inverni montani. Le varietà di colorazione del mantello sono il nero totale, o focato (“Jelino”) o calzato (con macchie bianche su petto, sul metacarpo/piede e sulla punta della coda), raramente fulvo-focato o tigrato.
Il Club
Le ragioni che stavano portando questo patrimonio cinofilo all’estinzione vanno ricercate nella difficile realtà dell'allevamento ovi-caprino. Il sempre più rapido abbandono delle campagne e delle montagne calabresi stava rendendo, di fatto, disoccupato questo formidabile cane da lavoro.
Dopo molti anni di ricerche sul territorio, sono stati recuperati circa 300 soggetti, individuati nell’entroterra silano, dove vivevano quasi allo stato brado, come le capre che custodivano dalle razzie dei predatori.
Le aziende agricole interessate a ricevere maggiori informazioni ed avere in affidamento cuccioli da adibire al lavoro, possono farne richiesta al Club italiano Pastore della Sila (C.I.P.S.), che ha come scopo il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione della razza, con l’obiettivo di riconoscimento da parte dell’Enci. Di seguito i contatti ai quali ci si può rivolgere.
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Fonte: Agronotizie