Già gli ispettori della Ue hanno battuto le campagne italiane alla ricerca degli allevamenti di ovaiole che ancora non si sono adeguati alle nuove regole sul benessere animale dettate da Bruxelles. E le nostre richieste di una deroga (pur accompagnate da giustificazioni) sono state rifiutate, mentre la procedura di infrazione sta seguendo il suo iter e alla fine ci arriverà il conto. Salato. Poi sarà il turno dei suini. Con il primo gennaio (Agronotizie ne ha parlato a più riprese) gli allevamenti dovranno adeguare i reparti maternità, con gabbie diverse dalle attuali e più ampie e con altri accorgimenti, in particolare per le pavimentazioni. Chi volesse maggiori dettagli può consultare uno dei precedenti numeri di Agronotizie. Ma a quanto pare gli allevamenti sono indietro nelle operazioni di aggiornamento e si rischia di ripetere quanto già avvenuto per le ovaiole. Se ne stanno accorgendo le rappresentanze degli agricoltori che si stanno affannando nel chiedere un rinvio. Che non ci sarà. La risoluzione del Parlamento europeo adottata mercoledì 4 luglio parla chiaro. Le regole sul benessere animale devono essere applicate con più serietà, i vuoti normativi eliminati e i trasgressori puniti. E non basta. Nuove regole sul benessere animale si vorrebbero applicare a tutti gli animali da allevamento, vacche da latte comprese. E' questa, in sintesi, la risoluzione presentata da Marit Paulsen in risposta alla strategia per il benessere animale da attuare dal 2012 al 2015, così come presentata dalla Commissione.

 

Le critiche del Parlamento Ue

Il Parlamento europeo si è poi espresso criticamente per le carenze nel rispetto delle norme in materia di salute animale e i deputati chiedono agli stati membri di assumere più ispettori e di stanziare maggiori risorse per l'Ufficio alimentare e veterinario della Ue. Al contempo si chiedono che le violazioni siano sanzionate in modo efficace. E per evitare che si ripetano ritardi, come avvenuto per le galline ovaiole, la risoluzione adottata dal Parlamento chiede l'istituzione di un sistema di “intervento precoce” per verificare se gli Stati sono in grado di rispettare le scadenze.

 

Era meglio pensarci prima

Di fronte ad un atteggiamento così risoluto da parte del Parlamento, immaginare che si possa ottenere un rinvio della applicazione delle norme al comparto suinicolo è dimostrazione di una forte miopia da parte dei richiedenti. Che meglio avrebbero fatto a far sentire la loro voce quando a Bruxelles si decidevano queste norme. Per cambiarle se necessario e adattarle alla realtà italiana, come nel caso dei suini, visto che solo nella Penisola si allevano suini pesanti. E se in quel periodo si era distratti, o in altre faccende affaccendati, abbiamo poi avuto dieci anni di tempo per chiedere modifiche e rinvii. Nel caso delle ovaiole, poi, di anni ne abbiamo avuti persino venti. Ma si è preferito sperare in un rinvio. Che non c'è stato e non ci sarà. Peccato che a farne le spese siano sempre e solo gli allevatori, non altri.