Altre 800 stalle hanno chiuso i battenti e il numero di allevamenti di bovine da latte in attività in Italia si è ridotto a poco più di 40mila unità, quando solo venti anni fa se ne contavano oltre 180mila. E' una delle evidenze messe in luce dall'analisi dell'Osservatorio latte e carne di Cremona, presentato in occasione della assemblea dell'Associazione italiana allevatori (Aia) che si è tenuta a Roma a metà dicembre. Molti i fattori che hanno contribuito nel favorire questa “emorragia”, ma al primo posto figurano le difficoltà di mercato che hanno colpito in particolare il segmento dei formaggi. Come evidenziato dalle analisi dell'Osservatorio, il prezzo dei formaggi nazionali più significativi è stato nel 2009 inferiore rispetto all'anno precedente. Ne è dimostrazione l'andamento del formaggio Grana Padano, alla cui produzione è destinata una parte importante del latte prodotto nel triangolo fra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Il prezzo di questo formaggio ha infatti subito su base annua una riduzione del prezzo del 5,5%. Simile, anche se con un calo del solo 1,5% l'andamento del Parmigiano Reggiano. Per entrambi i formaggi i primi tre trimestri dell’anno sono stati caratterizzati da diminuzioni continue dei prezzi. A partire dal mese di novembre si verifica una inversione di tendenza che però non è bastata a recuperare le perdite dei mesi precedenti. L’aumento dei prezzi è poi continuato per tutto il primo semestre del 2010, segnando dei rialzi cospicui e portando i prezzi ai livelli più alti degli ultimi cinque anni. Ma intanto molti allevamenti, come detto, sono stati costretti a gettare la spugna. Ma la crescita dei due grana non ha trascinato con sé gli altri formaggi che anche nel primo trimestre del 2010 sono rimasti su livelli inferiori rispetto allo stesso periodo del 2009 che pure aveva raggiunto i livelli più bassi dell'ultimo decennio. Interessante è poi l'analisi sugli andamenti del consumo, nel complesso positivi con un leggero aumento per i formaggi (+0,7%) e per il latte (+1,1%). Sul fronte degli scambi si registra un miglioramento del deficit conseguente al calo delle importazioni (-1,2% in quantità e -17,9% in valore, merito della caduta dei prezzi) sebbene si siano ridotte (-0,6%) anche le nostre esportazioni. Queste ultime però hanno ripreso a salire nel corso di quest'anno facendo registrare nel primo semestre del 2010 un aumento del 16%, solo in parte eroso dall'aumento dell'import (+11%).

 

Il latte nel mondo

A proposito di mercati internazionali, le analisi dell'Osservatorio hanno preso in esame anche gli andamenti mondiali della produzione di latte evidenziando la crescita della produzione in ragione dell' 1% nel corso del 2009, con una punta del 3% in Asia. Nel 2010 la crescita si stima attorno al 2%, che deriva dalla media di una stagnazione nei paesi sviluppati e un aumento del 4% in quelli in via di sviluppo. I prezzi, dal minimo del febbraio 2009, hanno iniziato a crescere per poi stabilizzarsi nel corso di quest'anno su livelli comunque elevati. Gli scambi internazionali erano calati fortemente nel 2009 (-5%) per carenza di offerta, con un crollo particolarmente evidente per il latte scremato in polvere. Nel 2010 vi è stato un deciso recupero, con stime del 5% in più di export di formaggi, 6% di burro e 13% in più per il latte scremato in polvere.

 

Il latte nella Ue

Non meno interessante l'analisi del mercato del latte nei 27 paesi della Ue dove la produzione ha segnato per la prima volta nel 2009 una flessione (-0,4%). A guidare il calo la Francia (-3,8%) dove la filiera produttiva è stata capace di organizzarsi per ridurre la produzione al fine di favorire una ripresa dei prezzi di mercato. Grazie a questa politica i prezzi sono scesi solo del 19%, mentre in Germania, dove invece la produzione è aumentata (+3%), il prezzo del latte nel 2009 ha subito una riduzione del 29%. In Italia la produzione è rimasta pressoché costante fermandosi a 10,9 milioni di tonnellate, azzerando così il prelievo supplementare, ovvero le multe latte con le quali si è dovuto fare i conti in tutte le precedenti campagne di produzione.