Ha il manto di colore nero, con setole quasi sempre grossolane, ed è per lo più allevato allo stato semi-brado o brado. Questo il profilo del Suino Nero Lucano, un tipo genetico dotato di elevata rusticità, prima molto diffuso nei boschi della Basilicata e che negli ultimi decenni ha rischiato l’estinzione. 

Grazie a un’attività di recupero della specie, coordinata dall’Alsia, l’Agenzia lucana di Sviluppo e di innovazione in Agricoltura, in collaborazione con l’Apa, l’Associazione provinciale degli allevatori, l’Università degli Studi della Basilicata e la Comunità Montana 'Medio Basento', d’intesa con il Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata, il Suino Nero Lucano è stato iscritto nel Registro anagrafico nazionale delle razze suine autoctone, inquadrato fra i tipi genetici afferenti all’Appulo-Calabrese, e nel Repertorio regionale delle specie vegetali e animali a rischio di estinzione. Questi due importanti risultati saranno al centro di un convegno organizzato dall’Agenzia, in cui si illustreranno le tappe del lavoro sin qui svolto insieme agli altri Enti partner del progetto, e si metteranno a fuoco le potenzialità di sviluppo della specie e della produzione.

All’incontro sul tema, che si è svolto nel Palazzo Ducale di Tricarico sabato 20 novembre, hanno preso parte diversi esperti del settore: da Emilio Gambacorta, dell’Università degli Studi della Basilicata, al direttore dell’Apa di Ravenna, Gian Marco Casadei, intervenuto sul suino autoctono Mora Romagnola, a Luigi Tacchi, dell’Associazione nazionale allevatori suini

Spazio anche agli allevatori dell’Associazione 'Antico Suino Nero Lucano', una compagine lucana che riunisce le aziende zootecniche “custodi”, che hanno preso in affido dalla Comunità montana e dell’Alsia i nuclei di suini selezionati e iscritti nel registro anagrafico nazionale, per continuare il lavoro di selezione e di miglioramento genetico.