Lo scorso 24 giugno il Governo ha approvato un Decreto Legislativo di modifica della parte quinta del Codice dell’Ambiente (D. Lgs. 152/2006).
Il provvedimento, nella sua formulazione definitiva, introduce dei nuovi obblighi autorizzativi per gli allevatori italiani e, per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, assimila l’allevamento del bestiame ad un’attività di tipo industriale.
Il Decreto avrà pesanti ripercussioni economiche per la suinicoltura e per l’intera zootecnia nazionale, poiché la nuova norma non riguarda solo i suini, ma interessa tutti gli animali da allevamento (bovini, ovicaprini, pollame, cunicoli, equini e struzzi).
Entrando nel merito della questione per quanto di esclusivo interesse dei suinicoltori, è opportuno precisare che fino ad oggi le aziende suinicole con meno di 750 posti scrofa e meno di duemila posti per suini all’ingrasso, di fatto, non erano tenute a presentare una domanda di autorizzazione alle emissioni inquinanti in atmosfera.
Solo gli allevamenti suinicoli con più di 750 posti scrofa o duemila posti suini di oltre 30 kg sono obbligati a chiedere l’autorizzazione integrata ambientale ai sensi del D. Lgs. 59/2005.
Gli allevamenti suinicoli che superino le soglie indicate dal decreto, ossia con più di 750 posti scrofa o 2000 suini all’ingrasso, mantengono l’obbligo di chiedere l’Autorizzazione integrata ambientale che, in ogni caso, sostituisce l’autorizzazione alle emissioni.
Il provvedimento governativo può avere pesanti ripercussioni sul settore suinicolo, anche perché la norma introduce nuovi obblighi esclusivamente per gli allevatori italiani, abbassando il livello di competitività del nostro comparto all’interno del mercato comunitario. Si fa presente, infatti, che l’autorizzazione alle emissioni non sostituisce, ma si aggiunge agli obblighi imposti dalla normativa europea sui nitrati.
Si tratta di una modifica molto preoccupante che assimila l’allevamento del bestiame ad un’attività di tipo industriale. Il provvedimento introduce concetti nuovi per il settore zootecnico come ad esempio, il convogliamento delle emissioni gassose, ed elimina qualunque collegamento funzionale tra l’attività zootecnica ed il fondo agricolo su cui viene esercitata (le emissioni inquinanti vengono valutate tenendo conto esclusivamente del numero di posti/suino, senza più considerare gli ettari di terreno a disposizione dell’allevatore per l’utilizzazione agronomica degli effluenti).
Inoltre, il nuovo testo normativo compromette gravemente l’immagine della zootecnia italiana di qualità: assimilando l’allevamento del bestiame ad altre attività industriali altamente inquinanti si rischia di provocare una riduzione dei consumi alimentari di carne e di prodotti derivati, con gravi conseguenze economiche per tutta la filiera.
Nonostante le pressioni esercitate per cercare di stralciare queste nuove disposizioni dal provvedimento, il testo originariamente proposto dal Governo ha subito solo alcuni aggiustamenti ed è rimasto fortemente penalizzante per la suinicoltura italiana. Si attende ora la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
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