L'annuale assemblea di Assalzoo, che si è svolta nei giorni scorsi a Verona, è stata lo specchio fedele delle difficoltà che tutto il comparto zootecnico sta attraversando. Crisi del mercato suino, difficoltà nella formazione del prezzo del latte, problemi della carne bovina, stanno mettendo a dura prova molte aziende di allevamento. Se ne ha conferma nel dilatarsi dei tempi di pagamento delle forniture di mangimi da parte degli allevatori. Nonostante la riduzione dei costi dell'alimentazione animale, i tempi di pagamento restano sempre elevati e in molti casi superano anche i 120 e i 150 giorni. Difficoltà per gli allevatori a pagare, che si traducono in gravi preoccupazioni per le aziende mangimistiche che in qualche caso si trovano costrette a sospendere le consegne. “A questa situazione finanziaria pesante – denuncia un comunicato di Assalzoo - si aggiungono le difficoltà che le aziende riscontrano nell’accesso al credito. Una circostanza – continua il comunicato di Assalzoo - che, di fatto, impedisce alle imprese mangimistiche di continuare a finanziare gli allevamenti. Va posta l’attenzione sul fatto che se le industrie mangimistiche, a causa della mancanza di liquidità, saranno costrette a ridurre le produzioni, saranno inevitabili anche i riflessi negativi per gli allevamenti del nostro Paese.”
Cresce la produzione
Per contro i dati della produzione di mangimi sono tutti con il segno più. Stando alle stime sull'andamento del 2008 rese note durante l'assemblea di Assalzoo, lo scorso anno si è chiuso con un + 2,7% in quantità di mangimi prodotti, raggiungendo quota 14,55 milioni di tonnellate. Un aumento che fa seguito a quello già ottenuto nel 2007 (+ 3,6%) e che porta la produzione mangimistica italiana ad un picco storico mai raggiunto fino ad ora.
Questa crescita nella produzione e quindi nel consumo di mangimi, che si è registrata anche nel 2005 e nel 2006, parrebbe in contraddizione con la pesante situazione di molti comparti della zootecnia. L'allevamento dei suini è ancora alle prese con prezzi che non coprono nemmeno le spese di produzione, mentre per le bovine da latte la flessione dei prezzi è resa ancor più pesante dalle vicende sulle quote latte con il loro corredo di multe.
Contraddizione solo apparente
Molte le stalle che chiudono (in venti anni si sono “perse” 140mila allevamenti da latte) e tante le porcilaie che stanno seguendo la stessa strada. Al minor numero di aziende in attività avrebbe dovuto fare seguito una riduzione del consumo di mangimi. Così non è stato, lo dicono i numeri di Assalzoo. Il perché è semplice, basta guardare i livelli produttivi delle aziende zootecniche, che si sono sì ridotte di numero, ma che per vincere la sfida del mercato hanno aumentato le produzioni sia con un incremento del numero di capi in azienda, sia migliorando l'efficienza produttiva dei singoli animali. E per raggiungere questo risultato hanno puntato certamente sulla genetica e sul management, ma anche e soprattutto sull'alimentazione, con un maggiore ricorso ai mangimi, indispensabili per ottenere produzioni elevate.
Potrebbe essere crisi
Questo percorso “virtuoso” potrebbe ora spezzarsi. Gli allevamenti continuano a chiudere ma le produzioni che vengono a mancare non sono recuperate dall'aumento produttivo delle aziende che “sopravvivono”. I margini di redditività degli allevamenti sono così bassi (quando ci sono...) che non consentono investimenti in genetica e in tecnologie. Quando va bene si riescono a malapena a saldare i conti con le industrie mangimistiche. E in qualche caso, come è emerso durante l'assemblea di Assalzoo, mancano persino i soldi per onorare i debiti. Il 2009, è già certo, si chiuderà con l'abbandono di un imprecisato numero di aziende zootecniche. E anche per le industrie mangimistiche potrebbe interrompersi il trend di crescita che ha contraddistinto il settore in questi ultimi anni. E' questa la preoccupazione con la quale i mangimisti stanno guardando il loro futuro.