La feed economy vale un giro d'affari che sfiora i 130 miliardi di euro, e conta 891mila aziende. Questo quanto emerge dal primo Rapporto (una fotografia al 2021 del settore) dedicato alla feed economy - cioè all'economia derivante dal feed, il mangime - promosso da Assalzoo, l'Associazione Nazionale dei Produttori di Alimenti Zootecnici, realizzato in collaborazione con Nomisma, e presentato a Roma lo scorso 24 ottobre.

 

Si tratta dunque di una catena produttiva che lega la produzione agricola, l'allevamento, la trasformazione industriale e i servizi commerciali. In questo modo, la filiera produttiva viene analizzata per la prima volta in maniera unitaria, e si riesce a comprendere come il prodotto finale che arriva sulle tavole del consumatore abbia una stretta connessione con il ruolo fondamentale svolto dalla mangimistica.

 

Secondo Michele Liverini, vicepresidente di Assalzoo, si "concretizza lo sforzo di riuscire a elaborare una visione complessiva che renda giustizia del ruolo principale svolto dalla mangimistica nella filiera alimentare italiana. Con la feed economy siamo finalmente in possesso dello strumento che permette di collegare l'alimentazione zootecnica al consumatore finale. Questo per il nostro settore è un punto di importante consapevolezza".

 

Il giro d'affari è suddiviso tra la componente agricola dedicata all'alimentazione animale, che con circa 20 miliardi rappresenta il 35% del totale, la produzione alimentare legata alla zootecnica, che con circa 51 miliardi di valore rappresenta il 39% della produzione complessiva, e la spesa alimentare degli italiani pari ad altri 57 miliardi (il 38% del totale).

 

"La feed economy è un settore vitale che continua a sostenere la ricchezza del nostro agroalimentare e alimenta la qualità distintiva riconosciuta nel cibo che arriva sulle tavole non solo italiane ma di tutto il mondo - osserva il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso - il made in Italy non è solo un'etichetta che si appone sui prodotti. È un marchio di eccellenza e di fiducia, un testimonial della dedizione e della cura che le nostre imprese riservano a ogni fase della catena del valore, in un settore complesso e sfaccettato come il vostro".

 

Con una produzione annuale di oltre 15 milioni di tonnellate di mangimi distribuiti in tutto il mondo - rileva Urso - "l'Italia si conferma un pilastro nella nutrizione di una vasta gamma di animali. Il fatturato complessivo del comparto sfiora i 12 miliardi di euro e registra una crescita del 23% rispetto allo scorso anno". Ma si tratta di "un successo non immune dalle minacce delle sfide internazionali che interessano il comparto, a partire dall'aumento dei costi delle materie prime e dalla contrazione produttiva dovuta all'aviaria, solo parzialmente compensata dai risultati particolarmente positivi dei prodotti per il pet food, per la filiera bovina e l'acquacoltura".

 

L'industria dei mangimi - conclude il ministro Adolfo Urso - ha dimostrato "una capacità e una determinazione ammirevole nel fronteggiare le attuali sfide congiunturali. Avete mantenuto attive le linee produttive, e avete garantito quella qualità e continuità che sono indispensabili. L'impegno congiunto ora si deve concentrare sulla ricerca scientifica e sulla valorizzazione di tutta la filiera nazionale, per rispondere alle esigenze di un mercato internazionale che mostra un crescente desiderio dei prodotti alimentari made in Italy".