Il costo di produzione negli allevamenti di suini a ciclo chiuso è aumentato nel 2008 del 4% rispetto al 2007, portandosi a circa 235 euro/capo. Rapportato al peso vivo prodotto, i costi comprensivi di interessi e ammortamenti sono saliti da 1,40 a 1,47 euro/kg.
E' questo il risultato dell’annuale indagine svolta dal Crpa sulla filiera e pubblicato nell’edizione 2009 dell’opuscolo Crpa Notizie 'Suinicoltura italiana e costo di produzione'.
L’incremento rilevato è dovuto al rincaro dei prezzi dei cereali e della soia che si è verificato sino alla fine del mese di agosto 2008, al quale si è aggiunto un aumento del peso degli interessi per effetto del maggiore costo del denaro. Solo una migliorare organizzazione del lavoro e la razionalizzazione di tutti i costi, oltre che la maggiore produttività delle scrofe hanno consentito di contenere il costo totale di produzione.
Negli allevamenti a ciclo aperto il costo di produzione del magroncello nel 2008 è incrementato del 6,8% rispetto all’anno precedente, arrivando a 86,59 euro/capo pari a 2,47 euro/kg.
Il costo di produzione del suino pesante nella fase di ingrasso è nel 2008 pari a 1,48 euro/kg. Su tale costo incide in particolare il costo dell’acquisto del magroncello (13%) e il costo dell’alimentazione (64%).
Nel corso del 2008 la temporanea ripresa del mercato del suino pesante ha contribuito a risollevare i bilanci degli allevatori, gravemente compromessi dalla crisi del 2007. Tuttavia, gli effetti sulla redditività sono stati in larga parte vanificati dall’ulteriore rincaro di cereali e semi oleosi, tanto che per la prima metà dell’anno gli allevamenti hanno dovuto sostenere costi superiori ai ricavi delle vendite al macello.
Il prezzo medio dei capi da macello ha così consentito di recuperare le spese correnti di allevamento comprensive del costo del lavoro familiare, ma non di remunerare il capitale investito in azienda (interessi passivi) né di reintegrare le quote di ammortamento.
Dal punto di vista tecnico-produttivo, la suinicoltura italiana sta dimostrando negli ultimi anni un progressivo miglioramento, con un incremento nel 2008, seppure lievissimo, dei parti per scrofa, integrato da un leggero aumento dei suinetti nati vivi. Il miglioramento di questi indici ha portato a 20,91 il numero dei suinetti svezzati all’anno per scrofa. La maggiore produttività degli allevamenti si è ripercossa in modo favorevole sull’incidenza del costo del lavoro, che è calato di un centesimo per chilogrammo di carne prodotta.Le performance riproduttive italiane sono comunque decisamente più basse di quelle registrate negli allevamenti olandesi e danesi, dove si registra il più elevato numero di suinetti nati vivi per parto, indice di un buon livello genetico.
Sempre in Olanda e Danimarca i suinetti svezzati per scrofa all’anno arrivano a 26, grazie alla migliore fertilità che compensa la più alta mortalità pre-svezzamento. In linea con l’Italia ci sono gli allevamenti belgi e tedeschi, mentre la Spagna si colloca in una posizione intermedia con 23,4 suinetti per scrofa.Olanda e Danimarca sono leader europei anche nella fase di ingrasso, grazie ai migliori indici di efficienza alimentare.