Segno meno per il latte. Dopo il Piemonte, dove allevatori e industrie del settore si sono accordati per 39 centesimi al litro (come riportato su Agronotizie), adesso i ribassi arrivano anche per gli allevatori che conferiscono il loro latte alla società Italatte (gruppo Lactalis), una delle maggiori industrie del settore che riunisce i marchi Galbani, Invernizzi e Cademartori. A metà giugno (si veda quanto riportato su Agronotizie numero 163), nel mezzo di una difficile e mai conclusa trattativa fra Assolatte e allevatori, Italatte rompeva gli schemi per riconoscere ai produttori il prezzo richiesto, 42 centesimi al litro. Ora il mercato del latte ha subito una sensibile diminuzione a livello internazionale, situazione che ha portato a rivedere gli accordi di giugno. L'intesa, che riguarda gli allevatori della Lombardia, prevede un prezzo alla stalla di 0,40 euro al litro (+ Iva) per il latte consegnato nel mese di ottobre, 0,39 euro al litro (+ Iva) per le consegne dei mesi di novembre e dicembre e di 0,385 euro al litro (+ Iva) per le consegne del periodo 1° gennaio 2009 – 30 aprile 2009.

 

Giù il prezzo, ma tutela del prodotto italiano

Se gli allevatori hanno dovuto prendere atto delle mutate condizioni di mercato e accettare questa riduzione del prezzo (anche se i costi di produzione sono  aumentati), la contropartita è la dichiarata volontà di Italatte di valorizzare il latte italiano aumentandone l'impiego nelle sue produzioni. Altro elemento positivo è la possibilità per gli allevatori, almeno per i prossimi sei mesi, di poter avere un prezzo  certo sul quale basare le proprie scelte imprenditoriali.

L'accordo, che  è stato salutato in modo positivo dalle Organizzazioni professionali, rappresenta un punto di riferimento importante sia perché riguarda una fra le più importanti aziende lattiero casearie del Paese, sia perché avviene in una regione, la Lombardia, dove si concentra il 40% dell'intera produzione di latte italiano. Un accordo pertanto che può essere considerato come apripista anche in altre Regioni, in attesa che si concluda questa campagna lattiera e che si apra, con il primo aprile 2009, la nuova stagione produttiva.

 

Segnali negativi

E i segnali che giungono dal mercato del latte non lasciano al momento ampi margini per un possibile recupero dei prezzi. Sebbene il latte italiano possa beneficiare di prezzi mediamente più alti rispetto ad altri Paesi della Ue (grazie alla trasformazione in formaggi Dop), va tenuto conto che la flessione del prezzo ha connotati internazionali e anche il latte proveniente dalla Germania e dalla Francia (nostri principali fornitori) è in flessione. In entrambi questi due Paesi il prezzo è al di sotto dei 38,5 centesimi, cifra che rappresenta il prezzo minimo del recente accordo fra Italatte e allevatori lombardi. Anche la probabile futura decisione della Ue di aumentare i limiti produttivi imposti dalle quote latte potrà influenzare i prezzi verso il ribasso e in questa chiave di lettura c'è da chiedersi quali saranno le ripercussioni sul  mercato italiano se verrà accolta la richiesta di un aumento immediato  di un milione di tonnellate della nostra quota.

 

Latte e petrolio

Quote o non quote, ancora una volta va preso atto del parallelismo fra prezzo del petrolio e prezzo del latte, argomento del quale si è occupato in passato anche Agronotizie. Quando, alcuni mesi fa, il prezzo del barile continuava a macinare record, anche il mercato del latte era in forte tensione. Oggi il prezzo del barile si è più che dimezzato. E per il latte è terminata la fase ascendente. Anche questo fra latte e petrolio è uno degli intrecci, non sempre di immediata comprensione, ai quali l'economia globale ci sta abituando.

 

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