Ancora guai per gli allevatori di suini. Non si sono nemmeno rimarginate le ferite della lunga crisi di mercato che ha imperversato sul settore che già bisogna prepararsi ad una nuova emergenza, questa volta di carattere sanitario. E’ di questi giorni, infatti, la comparsa della malattia vescicolare dei suini (Mvs) che già in passato aveva dato non pochi problemi. Questa volta l’allarme arriva dall’Umbria, dove sono stati accertati a inizio ottobre due casi in allevamenti della provincia di Arezzo, seguiti a breve distanza di tempo da un altro caso in provincia di Perugia. Tutti gli episodi di malattia segnalati dal ministero della Salute, come informa una nota dell’Anas (associazione nazionale allevatori suini), sono fra loro legati in quanto conseguenti alla introduzione di animali provenienti dall’allevamento che a sua volta è risultato colpito dalla malattia. Ora le autorità sanitarie hanno preso tutte le misure del caso per circoscrivere la malattia ed impedirne l’ulteriore diffusione, grazie anche al preciso monitoraggio di tutti gli spostamenti che gli animali hanno avuto nell’ultimo periodo.

 

La situazione

Con questi nuovi episodi della malattia salgono a dieci i focolai che sono stati riscontrati nel 2008, con una maggior diffusione nelle regioni del Centro Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria Campania, Toscana, Umbria), mentre al Nord si è verificato un solo caso (Emilia-Romagna). La situazione pur essendo sotto controllo, resta assai delicata e l’associazione dei suinicoltori ha rivolto, opportunamente, un appello a tutti gli allevatori affinché sia prestata grande attenzione al rispetto delle norme igieniche e di biosicurezza, e offrendo la massima collaborazione ai servizi veterinari anche nel segnalare ogni caso sospetto.

Tanta attenzione nei riguardi di questa malattia è dovuta alla grande somiglianza con la più temibile afta epizootica (solo in laboratorio si riescono a distinguere le due malattie), poi alla grande facilità di diffusione (anche in questo è simile all’afta epizootica) e ai forti danni economici che determina una volta entrata in allevamento. E poco conta che la mortalità negli animali sia relativamente bassa, le mancate produzioni sono già sufficienti a mettere in ginocchio gli allevamenti colpiti.

 

Come riconoscerla

Ma come si manifesta questa patologia e quali sono le sue caratteristiche per poterne sospettare la presenza con tempestività? Una delle poche caratteristiche che la distingue dall’afta epizootica (e dalla stomatite vescicolare, anche questa assai simile) sta nel colpire esclusivamente il suino, nel quale si manifesta con vescicole al cercine coronario (in pratica all’estremità degli arti), sulla cute degli arti e a volte anche sul grugno, sulla lingua e sulle labbra. Le lesioni agli arti sono le più imponenti e nei casi più gravi (giovani in particolare) possono persino portare alla perdita degli unghielli.

La sua pericolosità sta anche nel decorso, quanto mai subdolo. I sintomi infatti compaiono solo dopo due giorni dall’infezione, ma in questo periodo gli animali possono disseminare il virus (anche attraverso le feci) e infettare così altri soggetti. Difficile evitare il contagio, dato che il virus si diffonde sia per contatto diretto che indiretto e l’infezione può avvenire sia per via orale sia attraverso la cute lesionata. Per di più il virus (della famiglia dei Picornaviridae ) ha doti di grande resistenza e può restare infettante per lungo tempo e superare condizioni difficili, come ambienti molto acidi o molto alcalini. Ha anche una buona resistenza alle alte temperature (sopravvive per un ora a 56 gradi) e conserva il potere infettante anche dopo il trattamento delle carni. Può rimanere nel prosciutto per oltre sei mesi e negli insaccati per più di un anno.

 

Obiettivo eradicazione

Insomma un avversario temibile, contro il quale è da tempo in corso una lotta senza quartiere. L’obiettivo è quello di arrivare alla completa eradicazione della malattia, come prevede anche una normativa emanata il 26 giugno di quest’anno e che specifica le misure da adottare per portare alla completa eliminazione dall’Italia della malattia vescicolare dei suini e della peste suina classica. In ballo non c’è solo la salute degli animali e la produzione degli allevamenti, ma anche il blocco dei commerci, anche a livello internazionale, che scattano quando la malattia fa la sua comparsa. Un danno nel danno.