Da alcune settimane è in atto nel nostro Paese quella che è stata battezzata la 'battaglia del latte': una lunga e difficile trattativa tra rappresentanze del mondo allevatoriale e dell'industria per il riconoscimento di un prezzo equo del latte alla stalla, vicenda che ha vissuto veri e propri momenti di scontro tra le parti.
L'accordo sul prezzo interessa, ovviamente, solo il latte compravenduto, mentre non può riguardare il prodotto conferito dai soci alla propria cooperativa che, come prevede il nostro Codice Civile deve essere invece remunerato attraverso il sistema dei costi-ricavi: al momento dell'approvazione del bilancio, cioè, l'Assemblea dei soci deciderà autonomamente, conformemente ai risultati di gestione, l'importo definitivo che dovrà essere corrisposto al latte consegnato durante l'anno. Chiunque abbia un minimo di basi di economia riuscirebbe a comprendere questo semplice assunto. Chiunque ma non tutti. Chiedere ad una cooperativa di riconoscere un prefissato prezzo al latte conferito (ciò che qualcuno chiama il 'prezzo giusto') significa esattamente pretendere che un'azienda approvi il proprio bilancio consuntivo ad inizio anno.
Riconoscere un prezzo non sostenibile dai risultati di bilancio della cooperativa equivale a non permettere alla stessa cooperativa di sopravvivere nel tempo, costringendo i suoi soci a rivolgersi all'industria, cioè a non essere più gli artefici del proprio destino. A chi accusa la cooperazione aver stretto 'un abbraccio mortale con l’industria a sostegno di quest’ultima' possiamo rispondere senza tema di smentita che nella nostra storia centenaria non c'è mai stata alcuna intesa con altre parti che abbia minato gli interessi delle nostre associate e dei loro soci!
'Ricordiamo invece a costoro che Fedagri non strinse, ma collaborò a liberare i produttori italiani dal vincolo sul latte estero microfiltrato. E continuerà a farlo. Continuerà a promuovere la rete sul territorio, ad accorciare la filiera, a tutelare gli interessi dei soci delle cooperative. Senza l’azione congiunta delle altre rappresentanze (la concertazione è per noi un valore non una debolezza), oggi il latte fresco sarebbe una prerogativa pressoché esclusiva di aziende straniere. Veniamo poi accusati di perorare un 'prezzo ingiusto', ecco il parere di Fedagri a riguardo di questa preoccupante 'battaglia'.
Continua la federazione cooperativa: 'Per rispondere a quest'ultima accusa ci rimettiamo a dei semplici numeri, sperando che, almeno questi, possano essere più facilmente compresi. Innanzitutto occorre intenderci su quale sia 'il prezzo giusto'. Se dovessimo basarci sugli accordi firmati, e quindi evidentemente dai nostri accusatori condivisi, per il periodo aprile/dicembre 2007, il 'prezzo giusto' in Lombardia sarebbe stato di 38,25 € / hl. (IVA compresa). Sempre nel 2007, ma per l’intero anno, il prezzo liquidato dalle maggiori cooperative lombarde ai propri soci è stato pari ad una media ponderata di 41,97 € / hl. Per capirci, stiamo parlando di 7 milioni di hl.  di latte, ovvero circa il 16% del latte regionale. Il conferimento del proprio prodotto alle cooperative, anziché la vendita ad un’industria al 'prezzo giusto', ha pertanto comportato nel 2007 un maggior reddito per i soci di quasi il 10%. Se poi dovessimo considerare le piccole realtà montane, il guadagno rispetto al prezzo regionale è stato in certi casi superiore al 30%. Qualcuno ha più volte ribadito, in queste ultime settimane, di volersi impegnare nella rappresentanza delle cooperative senza sapere cosa sono le cooperative e cosa è bene per la cooperazione'.