'Per questa ragione', sottolinea la Cia, 'è indispensabile che il nostro governo intervenga con determinazione a Bruxelles al fine di ottenere le indispensabili modifiche normative per rendere ancora più forte il sistema di tutela delle nostre denominazioni d'origine'. D'altra, parte, ogni anno l'agricoltura italiana, ricorda la Cia, perde 2,8 miliardi di euro a causa del crescente assalto dell'agropirateria sui mercati internazionali, che genera un business di 52,6 miliardi di euro, praticamente poco meno della metà del fatturato agroalimentare italiano. Da qui l'esigenza di una difesa che non significa soltanto la tutela di un patrimonio culturale, dell'immagine stessa dell'Italia, ma anche la valorizzazione di un settore economico che ha un fatturato al consumo di 8,851 miliardi di euro ed un export di 1,844 miliardi di euro.
'Una situazione, quindi, difficile: ci troviamo', sostiene la Cia, 'davanti ad un immenso supermarket del 'falso', dell' 'agro-scorretto', del 'bidone alimentare'. Il più 'copiato' tra i prodotti Dop e Igp è proprio il Parmigiano Reggiano'. Ad esso appartiene il primato delle imitazioni. Il suo 'tarocco' lo troviamo in Argentina, in Brasile, in Giappone, ma anche in Germania e nel Regno Unito. Insomma, l'Italia, subito dopo la Francia, è la più colpita dalla contraffazione, dall'agropirateria, dai 'falsi d'autore' dell'alimentazione. Nel nostro Paese, avverte la Cia, si realizza più del 21% dei prodotti a denominazione d'origine registrati a livello comunitario. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4.000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell'Albo nazionale. Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno, però, rischia il 'taroccamento'.
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