Sono nati i primi esemplari in Italia di Wagyu, o 'manzo di Kobe' allevati da oltre mille anni in Giappone dove la carne era riservata a nobili e samurai e che oggi è tra le più care e costose al mondo con bistecche vendute fino a cento euro al chilo. Lo rende noto la Coldiretti che a Lodi ha sostenuto il progetto con il Consorzio qualità carne bovina, la Camera di Commercio di Milano e  Fausto Cremonesi, docente di Patologia della riproduzione della Facoltà di Veterinaria dell'Università di Milano. I primi tre vitellini sono nati con la collaborazione dell'Università e saranno destinati alla riproduzione per consentire la realizzazione di questa carne pregiata su più vasta scala. Il loro allevamento in Italia, riferisce la Coldiretti, con le stesse regole seguite in Giappone dove storicamente bevevano birra e venivano massaggiati con guanti di crine di cavallo. I vitelli della razza Kuroge Wagyu, mai allevata fino ad ora in Italia, è caratteristica della zona di Kobe che assicura da secoli la carne per i banchetti imperiali in Giappone. E' una carne prelibatissima e particolarmente adatta anche a chi ha problemi di colesterolo per l'alto contenuto di benefici grassi insaturi. Ancora oggi i capi di Wagyu, continua la Coldiretti, vengono allevati fino al peso di 600 chili, integrandone l'alimentazione con birra e derivati della lavorazione della birra mentre per garantirne il benessere e la corretta distribuzione del grasso, gli animali vengono massaggiati ogni giorno. Si tratta, come è facile comprendere di una produzione di nicchia destinata a un certo tipo di mercato, ma che ben rappresenta la capacità di innovazione delle imprese agricole italiane. In Italia si producono ogni anno, più di un milione e 100 mila tonnellate di carne bovina, di cui oltre 415 mila servono per gli acquisti domestici (in media circa 28 chili all'anno per famiglia) pari a un valore di 3 miliardi e 644 milioni di euro.