Il prezzo del coniglio aumenta del 430% dalla stalla alla tavola a causa delle distorsioni nella distribuzione commerciale che mettono a rischio i consumi, ma anche il primato nell'allevamento dell'Italia, che è il primo produttore europeo e il secondo a livello mondiale dopo la Cina.
E' questo l'allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che gli italiani consumano ogni anno circa 4 kg a testa di carne di coniglio ottenuta in circa 5.000 allevamenti situati soprattutto in Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia. Il prezzo medio riconosciuto agli allevatori è oggi di circa 1,5 euro al chilo mentre i consumatori sono costretti a pagare un prezzo vicino agli 8 euro al chilo. 'Si tratta di una forbice insostenibile' - continua la Coldiretti - 'che dimostra l'esistenza di ampi margini da recuperare per consentire una giusta remunerazione nelle campagne e acquisti più accessibili per i cittadini di un tipo di carne con positive proprietà nutrizionali'. Peraltro la carne è il prodotto che incide di più sulle spese alimentari delle famiglie, che su un totale di 467 euro al mese di spesa a tavola, destinano all'acquisto di carne 106 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 64 euro. 'Anche per questo occorre intervenire contro le speculazioni' - conclude la Coldiretti - 'garantendo una maggiore trasparenza nel passaggio dagli allevamenti alle tavole dei consumatori, introducendo l'obbligo di indicare in etichetta l'origine al pari di quanto è già stato fatto per la carne di pollo e quella bovina'.