Quando si pota un olivo ci si domanda spesso quanto legno tagliare e quanto invece lasciarne sulla pianta. E dopo che si ha finito di potare un albero e ci si allontana di qualche passo per guardarlo ci si chiede se la potatura sia stata fatta bene o se si poteva tagliare qualche ramo in più (o in meno).

Capire quanto legno asportare durante la potatura dell'olivo non è semplice e servono anni di pratica prima di andare a colpo sicuro. Per offrire qualche consiglio a chi non è esperto in questa arte occorre fare un passo indietro e capire il motivo per cui si pota un olivo. Solo dopo aver compreso il perché sarà possibile capire quanto tagliare.
 
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Perché si pota un olivo

La potatura dell'olivo è una pratica essenziale a mantenere le piante sane e produttive e rappresenta la seconda voce di costo per le aziende olivicole dopo la raccolta delle olive. A seconda delle forme di allevamento la remunerazione della manodopera impiegata per la potatura può arrivare ad assorbire il 20-30% dei costi di produzione.
 
Ma perché si pota l'olivo?
Ecco riassunti i cinque principali motivi:
  • Potando i rami vecchi si stimola la pianta a vegetare e questo provoca l'emissione di rami nuovi che aumentano la produttività della pianta.
  • Sfoltendo le chiome si facilita la penetrazione di aria e luce. La prima gioca un ruolo importante nel mantenere in salute l'olivo, mentre la seconda è essenziale per stimolare la fioritura e la fruttificazione.
  • La potatura inoltre serve a mantenere la forma di allevamento prescelta, evitando che la crescita incontrollata dell'albero stravolga l'impostazione dei primi anni, deprimendo la produzione e rendendo difficoltose le operazioni di campo, come la raccolta.
  • Inoltre il raccorciamento delle branche serve a mantenere compatto e rigido l'albero, in modo che non interferisca con quelli vicini e trasmetta le vibrazioni ai frutti al momento della raccolta (se effettuata con lo scuotitore meccanico).
  • Infine la potatura è lo strumento per ringiovanire alberi vecchi e maltenuti o per eliminare quelle branche danneggiate dal gelo o da altri fattori atmosferici.
 
Schema della branca fruttifera di un olivo adulto
(Fonte foto: Coltura e Cultura)


La potatura come strumento

Ecco dunque che la potatura non deve essere intesa come una operazione fine a se stessa ma come strumento per ottenere gli obiettivi sopra elencati. E anche l'intensità di potatura deve essere declinata in questa ottica. Quando si pota bisogna poi tenere in considerazione i fattori che influiscono sulla vigoria della pianta: l'età, la cultivar, il carico di frutti, la fertilità del suolo, la disponibilità idrica e l'areale.

Valutando questi elementi è possibile dare sette consigli.

Età. Le piante giovani sono per loro natura più vigorose rispetto a quelle vecchie e dunque necessitano di una potatura di intensità non elevata. D'altro canto le piante più anziane hanno bisogno di potature decise in quanto i tagli stimolano la pianta ad emettere nuova vegetazione e quindi ad aumentare la produzione di olive.

Cultivar. Anche la varietà è determinante per scegliere l'intensità di potatura. Cultivar poco vigorose (come Moraiolo e Carboncella) hanno bisogno di tagli più abbondanti per stimolare l'emissione di rami a frutto, mentre varietà maggiormente vigorose (come Frantoio, Ascolana o Leccino) dovranno invece essere frenate, riducendo la potatura per evitare una crescita esplosiva e disordinata della chioma, con l'emissione di succhioni e altri rami non fruttiferi.

Alternanza. Come sappiamo l'olivo è una specie caratterizzata da una alternanza di produzioni. Quello che molti olivicoltori fanno è potare molto dopo un anno di carica e poco dopo l'anno di scarica. Ma questo è sbagliato.

"Bisogna invece potare poco dopo l'anno di carica in quanto l'albero ha investito le sue energie nella produzione di drupe è ha creato poco legno nuovo. Ci si deve limitare dunque a eliminare i succhioni e i rami poco sviluppati", spiega Claudio Cantini, ricercatore dell'Istituto di bioeconomia del Cnr e autore, insieme a Riccardo Gucci, del volume "Potatura e forme di allevamento dell'olivo".

"Dopo una annata di scarica invece occorre accentuare la potatura, in modo da diminuire il potenziale produttivo. È una operazione che spesso gli olivicoltori non hanno il coraggio di fare, perché vogliono rifarsi dell'annata di magra, ma evitando di potare non fanno altro che accentuare il fenomeno dell'alternanza".

I succhioni. Quando si pota un olivo si crea uno squilibrio tra la porta ipogea, le radici, e quella epigea, la chioma. Questo porta la pianta all'emissione di un gran numero di succhioni nel tentativo di ristabilire l'equilibrio tra radici e rami. Se l'emissione dei succhioni è un fenomeno che non si può evitare del tutto, una pianta che ne ha un gran numero è probabile che sia stata potata troppo drasticamente (o che sia stata concimata in maniera eccessiva).

Piante che presentano molti succhioni devono dunque essere potate poco, limitandosi ai succhioni appunto, in modo da ridurre lo stress e favorire lo stabilirsi di un nuovo equilibrio.
 
Una potatura eccessiva provoca l'emissione di molti succhioni
Una potatura eccessiva provoca l'emissione di molti succhioni
(Fonte foto: Claudio Cantini)

Rapporto legno vecchio-nuovo. Un altro elemento da valutare per determinare l'intensità di potatura è il rapporto tra legno vecchio e nuovo. Se questo è sbilanciato nei confronti del legno vecchio è bene eseguire dei tagli di ritorno per accorciare le branche. In questo modo si ricompatta la chioma e si favorisce l'emissione di nuova vegetazione e un aumento della produttività, evitando quindi che i nutrienti sintetizzati dalle foglie vengano assorbiti dal legno vecchio a discapito della produzione di olive.

Input produttivi. La fornitura di acqua e concime, soprattutto azotato, stimola la crescita della pianta. Gli alberi che crescono su terreni ricchi o vengono concimati e irrigati abbondantemente dovranno dunque essere potati meno rispetto a impianti non irrigui o scarsamente concimati.

"Una potatura intensa di una pianta che ha a disposizione elementi nutritivi in abbondanza provocherebbe uno sviluppo caotico della chioma a cui tuttavia non corrisponderebbe una altrettanta elevata produzione di olive", spiega Cantini. "Il potenziale di vigoria della pianta sfocerebbe sì in rami fruttiferi, ma anche in molti succhioni e rami non fruttiferi che provocherebbero solo nuovo lavoro per il potatore".

Costi. Rimane poi un concetto di fondo: la potatura deve essere una operazione veloce, in cui il tempo dell'operatore deve essere ottimizzato. Nell'approcciarsi ad una pianta meglio dunque iniziare con i tagli grossi, partendo dall'alto per poi scendere. Ed è inutile indugiare sulle piccole rifiniture, poiché il tempo impiegato difficilmente viene ripagato da un sufficiente aumento di produttività.

Questa regola non vale per gli hobbisti che intendono l'olivicoltura come, appunto, un passatempo. Oppure per quegli olivicoltori che ricercano la perfezione delle forme e per i quali l'appagamento di un campo ben curato e regolare vale un minor margine a fine anno.