Fare ricerca è quasi sempre giusto. Quasi, poiché a volte certe ricerche sono talmente bislacche dal punto di vista concettuale, metodologico e dei risultati che sarebbe stato meglio non pensarle nemmeno. Per fortuna tali scempiaggini sono rare, per quanto restino comunque perniciose per gli usi maramaldi che ne vengono poi fatti a livello mediatico.
In alcuni casi le indagini sono pagate da entità private tutt'altro che scevre da interessi economici, come per esempio accadde con la rivista "Il Salvagente" che pagò l'analisi multiresiduale di alcuni marchi di Prosecco, redigendo poi l'usuale classifica di qualità. Il tutto, ovviamente, adottando criteri stabiliti dalla redazione stessa della rivista. E così, i diversi marchi vennero catalogati in base a voti che con la tossicologia nulla avevano da spartire.
I residui erano infatti tutti negli ambiti di legge, quindi perfettamente regolari. E regolari significa sicuri per la salute. Nonostante ciò, l'inchiesta riuscì a spostare l'attenzione del pubblico sui residui (le pagliuzze), ignorando i rischi sanitari dei 90-100 grammi di alcol contenuti in ciascuna di quelle bottiglie (le travi). La caccia agli abbonamenti pare quindi richieda talvolta anche simili iniziative, molto più sensazionaliste che scientifiche.
E quello del Prosecco è solo uno dei tanti casi di martellamento mediatico contro la chimica agraria. Non v'è quindi da stupirsi che a livello popolare la percezione dei rischi sia drammaticamente spostata verso quelli minimi, trascurando imprudentemente quelli molto più seri.
Polveri sottili e agrofarmaci: un'analisi ben fatta, ma…
Ogni tanto ci si imbatte invece in qualche ricerca ben strutturata ed eseguita correttamente in tema agrofarmaci. Per esempio, è stata pubblicato un nuovo studio dell'Università Ca' Foscari di Venezia i cui ricercatori hanno misurato le concentrazioni di alcune sostanze attive presenti in aria analizzandone il particolato sottile.
La ricerca includeva ovviamente glifosate, l'agrofarmaco più indagato della storia della fitofarmacologia, a cui è stato aggiunto anche fosetil alluminio, fungicida ampiamente utilizzato in viticoltura.
Glifosate in aria: problema reale o trascurabile?
L'erbicida non è di fatto volatile, quindi non diffonde in atmosfera in fase di vapore. Al contrario, si può rinvenire proprio sulle particelle sollevate dal vento e trasportate anche a grande distanza. Una ricerca tedesca di alcuni anni fa evidenziava questo fenomeno, ma per le modalità con cui era stata svolta fu impossibile stimare una concentrazione di glifosate per metro cubo di aria. Quindi non fu neanche possibile effettuare una stima di eventuali rischi per la popolazione. I valori assoluti erano comunque talmente bassi da poter escludere eventuali danni alla salute dei cittadini.
Ora, come detto, una ricerca analoga è stata sviluppata in Italia, ma con criteri molto più solidi di quelli adottati in Germania. Lo studio si è infatti focalizzato sull'analisi del particolato sottile. In questo caso sono stati però misurati anche i volumi di aria transitati attraverso gli appositi filtri e ciò ha reso possibile dare una dimensione quantitativa alla presenza delle diverse sostanze attive nell'aria stessa.
Significativi, peraltro, i volumi di aria campionati nelle diverse postazioni dislocate nella città di Mestre, pari ad alcune centinaia di metri cubi per punto di prelievo (da 286,2 a 469,8 m3). Significativo anche il periodo di campionamento, della durata media di una decina di giorni, leggermente variabili a seconda della postazione.
Particolato sottile nella norma, ma significativo
Stando ai dati di Arpav, nei giorni in cui è stato realizzato il monitoraggio le polveri sottili non hanno mai superato la soglia di Legge di 50 µg/m3, seppur avvicinandovisi molto alla fine del periodo considerato. La maggior parte del particolato era rappresentato dai PM10.
Glifosate: il vigilato speciale
Eluiti i filtri e analizzati i campioni, sono infine giunti i numeri: gli unici che contano in qualsivoglia ricerca. Stando ai ricercatori veneziani glifosate non avrebbe mai mostrato concentrazioni superiori a 0,08 ng/m3, prevalentemente contenuti nei PM10. Ancor più basse le concentrazioni di fosetil alluminio, le quali sono sempre state al di sotto degli 0,03 ng/m3.
In sostanza, sono stati trovati al massimo 80 pg/m3 (picogrammi) per glifosate e 30 pg/m3 per fosetil alluminio. Sapendo che una persona a riposo respira mediamente una dozzina di metri cubi di aria al giorno, significa che i cittadini di Mestre, nella peggiore delle ipotesi, hanno inalato al massimo 960 picogrammi di glifosate nell'arco di 24 ore. Per quanto riguarda fosetil alluminio, l'inalazione del fungicida è stata pari a 360 picogrammi, sempre considerando il valore di picco.
Anche ipotizzando che tali quantità siano finite tutte negli organismi dei cittadini (ipotesi anch'essa peggiore, poiché i PM10 si fermano soprattutto nelle prime vie respiratorie), si tratta di concentrazioni decisamente inferiori ai valori di Acceptable daily intake di entrambe le molecole. Glifosate ha infatti un Adi di 0,5 mg/kg/giorno, mentre fosetil alluminio mostra addirittura un Adi pari a 3 mg/kg/giorno. Un cittadino di 60 chili può quindi essere considerato al sicuro fino a una dose giornaliera pari a 30 milligrammi di glifosate e 180 milligrammi di fosetil alluminio.
Considerando che in un milligrammo vi è un miliardo di picogrammi, le concentrazioni di entrambe le molecole rinvenute nell'aria di Mestre sono quindi del tutto irrisorie dal punto di vista del rischio sanitario. Si parla infatti di inalazioni inferiori di oltre 31 milioni di volte rispetto all'Adi di glifosate (rapportato a 60 chili). Addirittura, per fosetil alluminio l'esposizione via aria sarebbe stata cinquecento milioni di volte inferiore alla soglia considerata sicura per questa sostanza attiva.
Nel frattempo, i medesimi cittadini hanno inalato giornalmente centinaia di microgrammi di polveri sottili, classificate da Iarc in Gruppo 1 (sicuramente cancerogeni). Stando poi alla European Environment Agency, oltre 250mila morti premature si potrebbero evitare in Europa se si riuscisse a rispettare i nuovi limiti raccomandati dall'Oms, pari a una soglia massima di 20 microgrammi per metro cubo.
Travi e pagliuzze
La ricerca dell'università veneziana viene quindi a conferma di come la percezione dei rischi sanitari possa talvolta sbilanciarsi verso l'agente emotivamente più impattante, in tal caso glifosate o un qualunque altro agrofarmaco. Rispetto alle polveri sottili, le travi, glifosate e fosetil alluminio sono infatti da considerare le classiche pagliuzze. Va almeno riconosciuto ai ricercatori veneziani il fatto di aver ben descritto gli effetti sulla salute del particolato sottile stesso.
Unico appunto sul piano tossicologico: è fuorviante affermare in modo apodittico che vi sarebbero numerosi studi ("plenty of studies") che dimostrerebbero la tossicità degli agrofarmaci. La maggior parte di questi studi sono infatti di laboratorio su cavie o su cellule in vitro, effettuati a dosi lontanissime da quelle a cui possono essere esposti ambiente e salute. Perfino alcuni lavori presunti di stampo epidemiologico sono da considerare per lo più correlazioni spurie.
Inoltre, lo stesso concetto di tossicità andrebbe meglio spiegato, poiché nulla è tossico e tutto è tossico a seconda della dose assunta. Solo in caso di usi indiscriminati e barbari gli agrofarmaci divengono strumenti pericolosi, come avviene per esempio in alcuni Paesi in via di sviluppo e perfino in altri che ormai dovrebbero considerarsi sviluppati, come Argentina e Brasile. Ma in tal caso sono gli usi a dover cambiare, senza cadere nell'errore di criminalizzare gli agrofarmaci in quanto tali.
Si teme quindi che la ricerca veneziana, seppur ben fatta, divenga l'ennesimo strumento fra le mani dell'allarmismo chemofobico più becero, quello che da decenni punta il dito contro gli agricoltori dipingendoli come avvelenatori di massa. Ora anche tramite aria.
In tal caso la risposta è una sola: la presenza di glifosate e di fosetil alluminio sul particolato sottile è decine o centinaia di milioni di volte al di sotto di una possibile soglia di rischio. In pratica, il nulla.
Meglio sarebbe quindi che le amministrazioni pubbliche si concentrassero a diradare le travi, cioè le polveri sottili, dando il giusto peso alle pagliuzze, cioè gli agrofarmaci.