Agricoltura come tecnologia: passato, attualità e prospettive”. Questo il titolo del workshop tenutosi il 24 novembre presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari di Milano con l’obiettivo di ripercorrere il filo tecnologico che ha permesso all’Umanità di affrancarsi dalla fame. Il tutto passando anche attraverso la Rivoluzione Verde di quel Norman Borlaug il quale, nonostante abbia aperto la via all’attuale agricoltura super produttiva, da taluni viene visto oggi come il capostipite di tutte le presunte nefandezze di cui il settore primario viene quotidianamente accusato.
Certo, ogni risultato ha un prezzo da pagare e i moderni processi di produzione del cibo non sfuggono a questa regola universale. Bello sarebbe però che a disquisir di ciò si ponessero persone rigorosamente a pancia vuota, anziché demagoghi che giustificano la propria presenza al Mondo facendo perennemente ricorso a una retorica da imbonitori di fiera paesana, amplificata per giunta da megafoni che poggiano su tavole ben imbandite.
 
Con buona pace dei figuri di cui sopra, l’apertura dell’incontro è spettata quindi a Tommaso Maggiore, dell’Università milanese, ed è proseguita  con gli interventi di Osvaldo Failla e Luigi Mariani, anch’essi dell’Università degli studi di Milano, incentrati sull’innovazione in agricoltura, spaziando fra elementi storici, ogm e agrotecnologie moderne. Infine, dulcis in fundo, è stato consegnato un diploma di merito alla Senatrice Elena Cattaneo, anch’ella ricercatrice, per l’impegno profuso a favore degli ogm in agricoltura. Un impegno che purtroppo ha più che altro portato la Senatrice ad essere messa al centro di attacchi sguaiati da parte degli oppositori del biotech, visto che il resto del Mondo politico continua a seguire la ben più comoda onda anti-ogm, ovvero quella che ammorba non solo l'opinione pubblica bensì anche media e politica.
 

Agricoltura, tra fame nel Mondo e decrescite felici

 
La testimonianza condivisa da Failla e Mariani è risultata abbastanza impietosa per quanto riguarda la realtà dei fatti. Impietosa ovviamente per chi viva in dimensioni parallele alla nostra, ovvero quelle dimensioni un po’ trasognate ove si può produrre cibo senza ricorrere a tecnologie, senza genetica, senza chimica.
 
Osservando infatti l’agricoltura in una prospettiva storica si deve costatare il ruolo essenziale che l’innovazione tecnologica ha avuto in termini di sicurezza alimentare globale. Dimostrazione più recente di ciò è proprio la succitata Rivoluzione Verde in virtù della quale il XX secolo ha visto aumentare di 5-6 volte in cento anni la produttività delle colture che soddisfano la maggior parte delle esigenze alimentari globali, ovvero frumento, mais, riso e soia. Nel frattempo la popolazione mondiale è però cresciuta del 400%, erodendo buona parte di questi benefici produttivi. Ciò non di meno, grazie alla Rivoluzione Verde molti Paesi in via di sviluppo oggi si possono considerare pienamente sviluppati, come per esempio la Cina. Analogamente, il numero di persone che soffrono la fame per via cronica oggi sono in costante diminuzione.
 
A dispetto di quanto sopra, però, i grandi valori umani e sociali portati dal progresso in agricoltura vengono oggi posti in discussione da ideologie che, parafrasando Luigi Mariani “… attraverso la promozione di agricolture antiquate o a base magica (il biologico e il biodinamico) o attraverso la stessa demonizzazione del commercio (le agricolture a chilometro zero) mirano in sostanza a una moratoria nell’innovazione tecnologica”.

Peccato però che tali nuove filosofie agricole non tengano conto di un’Umanità che nel 2050 supererà i nove miliardi di abitanti, mentre le terre coltivate continueranno ad andare incontro a quell’erosione che già nell’ultimo secolo le ha purtroppo caratterizzate. Si dovrà giocoforza produrre più cibo contando su meno terra.
Dura quindi pensare che abbiamo ragione referenti culturali quali l’economista e filosofo Serge Latouche, propugnatore dell’ormai nota teoria della “Decrescita felice”, oppure il sociologo Carlo Petrini, patròn di Slow Food, che per i Paesi poveri propugna un’agricoltura basata su orti familiari. Non pare inoltre avere molti assi nella manica, in termini produttivi, nemmeno la pasionaria indiana anti-ogm Vandana Shiva, prossima ambasciatrice a Expo 2015. Né tanto meno si può pensare che la fame nel Mondo verrà cancellata facendo la spesa nei supermercati di elìte dell’imprenditore del cibo Oscar Farinetti.
Eppure, nonostante l'evidenza schiacciante dei trend agricoli e demografici, continua a crescere il popolo di chi sogna un’agricoltura del futuro cucita sui paradigmi produttivi che hanno caratterizzato quella del passato. Ovvero quel tipo di “agricoltura a cavallo” che oggi appare del tutto insostenibile in un Mondo che quanto a bisogni di cibo evolve invece secondo la Legge del biglietto di sola andata.
 
Contro tale deriva ideologica si sono quindi  levate autorevoli voci dal Mondo della ricerca, fra le quali spiccano quelle della scienziata e Senatrice a vita Elena Cattaneo e dell’oncologo Umberto Veronesi.
Inoltre, in vista di Expo 2015 l'Associazione milanese Laureati in Scienze Agrarie e Forestali ha redatto un decalogo di iniziative volte a promuovere la piena sicurezza alimentare e la piena sostenibilità economica e ambientale delle attività agricole.

I punti del decalogo, condivisi nel corso del workshop meneghino, sono i seguenti:
 
1. Promuovere l’innovazione tecnologica nel campo delle agrotecniche e della genetica
2. Promuovere l’innovazione tecnologica nel settore zootecnico
3. Promuovere la diffusione a livello globale dell’agricoltura tecnologicamente evoluta
4. Valorizzare le industrie della filiera a monte (industria sementiera, dei mezzi meccanici, dei fitofarmaci, dei concimi, ecc.,)
5. Finanziare adeguatamente la ricerca pubblica legata all’innovazione tecnologica nei settori delle filiere agro-alimentari
6. Utilizzare di più e meglio l’agricoltura per il suo scopo fondante che è da sempre quello di gestire il ciclo del carbonio e dunque anche per regolare i livelli di CO2 atmosferici
7. Tutelare i suoli agricoli dall’urbanizzazione o dall’erosione o ancora dall’espansione del bosco
8. Favorire una politica globale di gestione delle risorse idriche favorevole alla produzione agricola.
9. Promuovere strutture aziendali e reti territoriali di dimensioni compatibili con l’agricoltura di mercato ed adeguate a garantire la compatibilità economica ed ambientale dell’agricoltura.
10. Promuovere l’innovazione tecnologica nei settori della trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agro-alimentari fino al consumatore finale.