Tecniche avanzate di telerilevamento (remote sensing) e Gis per monitorare il cancro batterico dell'actinidia.

E' questa l'idea al centro dello studio pilota del gruppo di fitobatteriologia (Dafne) dell'Università della Tuscia in stretta collaborazione con lo spin-off Terrasystem srl, nell'ambito di un progetto della Regione Lazio.

I risultati del progetto, sviluppato nell'areale di Cisterna di Latina, sono stati presentati nel corso del convegno sul cancro batterico dell'actinidia (Psa) che si è tenuto il 24 e il 25 maggio scorsi a Latina.

 

Area di studio, 15 km2, investigata a sud di Cisterna di Latina
e taratura a terra per il rilievo di dati spettroradiometrici

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Il progetto, basandosi sullo spettro elettromagnetico nel visibile e nell'infrarosso, investiga le curve di riflettanza emesse dalla vegetazione di piante sane e di piante malate con lo scopo di sviluppare delle mappe informatizzate ed avere una visione d'insieme di focolai della malattia e quindi della sua diffusione. Un valido supporto tecnologico per i servizi fitosanitari, aggiornabile in tempo reale, che può contribuire allo studio e all'attuazione di strategie per contenere la patologia.

 

Curve di riflettanza di una pianta sana (a sinistra) ed una pianta malata (a destra)

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Investigare ampie aree con attività da terra richiede un notevole dispendio di risorse e non assicura un lavoro accurato al 100%, per le difficoltà nel coprire integralmente il territorio e per l'ovvia necessità di basarsi sulla soggettività dell'operatore. Attraverso il telerilevamento, invece, si possono analizzare ampie aree in tempi molto ridotti, ottenendo mappe georeferenziate del territorio con un dettaglio elevato.

Nello specifico, il progetto ha preso in analisi la possibilità di utilizzare tecnologie innovative e non invasive di monitoraggio del cancro batterico dell'actinidia, utilizzando dati aerei-satellitari multispettrali, analisi spaziale e geostatistica

Nel corso dello studio (stagione 2011), sono stati selezionati impianti ed all'interno singole piante di actinidia (spp: chinensis e deliciosa) affette da Psa (con campionamenti ed analisi di laboratorio effettuati preventivamente); quindi venivano effettuati due sorvoli sull'area oggetto d'indagine, quattro campagne spettroradiometriche su piante con Psa, sei valutazioni del grado di malattia, due campagne di realtà a terra, una campagna spettroradiometrica su piante con carie e una campagna spettroradiometrica su piante con clorosi.

 

Strumentazione impiegata appositamente montata su ultraleggero

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All'acquisizione dei dati è seguita una complessa elaborazione e validazione statistica dei dati stessi, che prevedeva una comparazione con tutti gli indici di vegetazione tra quelli noti in letteratura (66) calcolati sul dataset dei dati spettroradiometrici, al fine di evidenziare una correlazione significativa tra il grado di malattia e gli indici di vegetazione.

L'elaborazione permetteva di evidenziare che, per differenti indici di vegetazione, sia in impianti di A. chinensis (cv. Soreli) sia in impianti di A. deliciosa (cv. Hayward), si aveva un'elevata significatività statistica nel correlare i rilievi da volo rispetto al grado di malattia assegnato con i riscontri a terra. 

Allo stesso modo, risultava evidente e statisticamente significativa anche l'analisi dei falsi positivi (carie, carenze minerali/nutrizionali) che potevano così essere ben distinti.

Dall'elaborazione complessiva si è ottenuto quindi una mappatura georeferenziata dell'areale investigato, che rispecchiava la situazione anche nel tempo.

 

Mappa georeferenziata dell'area di studio rispetto al grado di malattia preventivamente sviluppato

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Dopo aver sviluppato una mappa georeferenziata della diffusione e dell'intensità (incidenza) della malattia per l'intera area di studio per luglio, è stato possibile sviluppare un'ulteriore mappa, questa volta previsionale, per il mese di settembre che si è dimostrata rispondente a quanto si è riscontrato in campo.

 

Giorgio Mariano Balestra: 'Un progetto dalle notevoli potenzionalità'

"Si tratta della prima applicazione a livello internazionale di tecniche non invasive di monitoraggio mediante dati telerilevati multispettrali - ha commentato Giorgio Mariano Balestra dell'Ateneo della Tuscia, coordinatore dello studio - Il progetto pilota in questione (Simbaki), ha evidenziato delle notevoli potenzialità nell'analisi di dettaglio come di essere un importante strumento previsionale".

"Poter georeferenziare ampie aree e studiarle per l'intera stagione con una visione d'insieme rappresenta una base informatizzata estremamente fruibile da tutti i servizi fitosanitari pubblici e da reatà produttive di rilievo; permetterebbe d'investigare in contemporanea su differenti aspetti che possono concorrere alla diffusione o meno della batteriosi, allerterebbe per tempo in presenza di nuovi focolai, e ripetendosi nel corso degli anni, permetterebbe di individuare aree particolarmente a rischio, come altre totalmente esenti dal batterio. Il tutto in tempi rapidi, con costi contenuti".