Il 7 ottobre 2010 i presidenti delle Regioni hanno respinto all'unanimità, con la sola astensione della Lombardia, il provvedimento sulle linee guida nazionali sulla coesistenza tra coltivazioni geneticamente modificate, convenzionali e biologiche.

"La scelta compiuta dai presidenti delle Regioni, a conferma del documento che già gli assessori regionali all'agricoltura avevano approvato la settimana scorsa, indica con nettezza la direzione che il nostro Paese intende assumere in materia di Ogm". E' il commento di Susanna Cenni, deputata Pd in Commissione agricoltura e prima firmataria della proposta di legge sulla agro-biodiversità.

Cenni sottolinea anche l'importanza, avvertita anche da agricoltori e consumatori, di "tutelare le nostre produzioni di qualità, biologiche e convenzionali da ogni rischio di inquinamento genetico. Adesso il ministro Galan proceda con gli atti necessari ad esercitare la clausola di salvaguardia, per vietare sul territorio nazionale la semina e la produzione di patate e mais Ogm, oppure si confronti con chiarezza con le Regioni e con il parlamento".

Un invito condiviso da Angela Birindelli, assessore laziale alle Politiche agricole, che tramite un comunicato ricorda di aver preso una posizione chiara e inequivocabile sugli organismi transgenici, già dal 2004, vietando su tutto il territorio regionale la coltivazione e l'allevamento, a qualsiasi titolo, di Ogm e l'uso di mangimi contenenti Ogm per l'alimentazione del bestiame.

"Cresce ovunque la richiesta di un'agricoltura Ogm-free": lo fa notare la vicepresidente dei Vas Simona Capogna, ricordando alcune recenti iniziative in tema, quali la petizione europea proposta da Greenpeace e da Avaaz per richiedere la moratoria degli Ogm in Europa fin quando non sarà garantita la creazione di un ente scientifico in grado di valutare gli effetti legati all'introduzione di Ogm.