Contribuire, grazie all'utilizzo del carbone vegetale o biochar, alla lotta contro l'effetto serra e i processi di desertificazione in Africa.

È l'obiettivo di un innovativo progetto di ricerca e trasferimento tecnologico del valore di un milione di euro, il primo in questo settore finanziato dall'Unione europea, promosso dal dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'università di Udine. Il progetto riguarda, da un lato, la ricerca applicata e l'utilizzo sperimentale del biochar in Ghana, Togo e Sierra Leone, dove la desertificazione dei suoli è particolarmente accentuata. Dall'altro, punta a verificare le potenzialità per l'agricoltura e per l'ambiente nella mitigazione dell'effetto serra. Il biochar, infatti, distribuito nei suoli agricoli e forestali ne aumenta la fertilità e, contemporaneamente, riduce l'effetto serra accumulando l'anidride carbonica, principale causa del riscaldamento terrestre, nel suolo.

L'iniziativa, denominata Bebi (Benefici per l'agricoltura e per l'ambiente derivanti dall'utilizzo del Biochar nei paesi Acp-Africa, Caraibi, Pacifico), prenderà il via con il meeting che inizierà oggi mercoledì 20 gennaio 2010 alle 10 presso la Casa della contadinanza del Castello di Udine. L'incontro proseguirà giovedì 21 e venerdì 22 presso il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, in via delle Scienze 208 a Udine. Il progetto è finanziato dal programma europeo “Acp Science and Technology Programme” tramite il nono Fondo europeo di sviluppo.

Il progetto si propone, inoltre, di agire quale spin-off per piccole e medie imprese locali in grado di produrre stufe pirolitiche, sviluppare le filiere di accumulo di carbonio nei suoli e commercializzare crediti di carbonio per i mercati volontari delle emissioni.

Il carbone vegetale è il prodotto di un processo di combustione lenta (pirolisi) delle biomasse vegetali in assenza di ossigeno. La pirolisi è l'unica tecnologia in grado di produrre energia a bilancio negativo di emissioni di anidride carbonica. Infatti, per ogni unità di energia prodotta, cattura dall'atmosfera molecole di Co2. Questo processo è utilizzato da centinaia di anni per la produzione di carbone vegetale o carbonella. Consente di ottenere un gas dall'elevato contenuto energetico e, contemporaneamente, un prodotto dalle notevoli potenzialità fertilizzanti e con un considerevole contenuto di carbonio di origine vegetale.

Nei paesi africani, l'adozione della tecnologia della pirolisi, in particolare per le comunità rurali, rappresenterebbe anche una valida alternativa alla deforestazione. Il combustibile necessario per la produzione di biochar può infatti essere costituito anche da residui agricoli, non necessariamente da legna, limitando pertanto la necessità di disboscare e incrementando invece la riforestazione e il recupero di suolo impoverito.

"L'interesse per il carbone vegetale – spiega il professor Alessandro Peressotti, coordinatore del team che lavora al progettoè stato evidenziato anche durante la conferenza quadro sui cambiamenti climatici a Copenaghen."