- Il primo seminario, su “Lo zafferano: tecnica colturale e aspetti qualitativi”, si terrà lunedì 13 marzo, dalle 13.30 alle 15.30, nell’aula 5 del polo scientifico dell’Ateneo (via delle Scienze n 206).
- “Risultati sperimentali sullo zafferano: sfide e prospettive” è invece il tema del secondo incontro, martedì 14 marzo, dalle 10.30 alle 12.30, nella sala conferenze del polo di via Sondrio n 2/a a Udine.
Il progetto Habitat
Per capire le migliori condizioni pedoclimatiche per produrre uno zafferano di qualità superiore, grazie alla varietà di ambienti che la regione offre, il dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine, in collaborazione con Aurum Julii, ha dato vita al progetto Habitat. L’obiettivo è valutare la risposta quanti-qualitativa di tre varietà di bulbi di zafferano coltivato in ambienti pedoclimatici diversi. L’esperimento si svolge in sette campi prova: a Polcenigo (media altitudine), Tramonti (terreno argilloso), Sauris (montagna), Basiliano (media piovosità), Carso triestino (terreno arido), Fossalon – Grado (terreno limoso), Artegna – Magnano (zona morenica). Attualmente la produzione mondiale di zafferano si attesta sulle 178 tonnellate l’anno, la maggior parte provenienti da Iran, India, Grecia, Marocco, Spagna e Italia.
Le caratteristiche
Lo zafferano, prodotto dagli stigmi di Crocus sativus, di qualità ha proprietà salutistiche nettamente superiori a quelle di altri prodotti naturali. La parte pregiata sono i tre stimmi del fiore. Durante il periodo della fioritura (ottobre e novembre) i fiori vengono raccolti ogni mattina ancora chiusi. Gli stimmi vengono separati dai petali manualmente e poi essiccati, rigorosamente in giornata, per preservarne la qualità. In pratica, un processo ad altissima intensità di manodopera.
La storia
Lo zafferano è una pianta molto antica che veniva usata dai medici egizi per preparare droghe medicamentose già 1500 anni prima di Cristo. Da sempre simbolo di raffinatezza e ricchezza, compare nella Bibbia, nei poemi omerici e nei papiri egizi. Gli imperatori romani ne facevano frequente uso. Marco Polo racconta di contrattazioni che avvenivano a peso d’oro o di Zafferano. Il suo nome deriva dal persiano “za’faran”, che significa oro, e, nello stesso tempo, anche splendore, saggezza. L’habitat originale è stato il Mediterraneo, dove si coltiva da 3500 anni.
© AgroNotizie - riproduzione riservata