Il mercato del grano duro continua a dare segnali al ribasso nonostante il crollo delle produzioni, in particolare nel sud in Puglia (-39%) Basilicata (-40%), Calabria (-44%), Sicilia (-35%). Sono dati del Coordinamento nazionale cereali, di cui fanno parte Cia, Confagricoltura, Copagri, Fedagri-Confocooperative e Legacoop agroalimentare.
Tra le cause principali di un andamento di mercato così anomalo - scrive Fedagri-Confcooperative in un comunicato - c’è certamente l’aumento delle importazioni. Una situazione da attribuire alle importazioni che hanno raggiunto, in questi ultimi due mesi, il picco di circa 5 milioni di quintali e altri 7 milioni dovranno arrivare entro la fine dell’anno, una quantità sproporzionata ben oltre la domanda e ha finito per calmierare il mercato a tutto danno della produzione nazionale che nell’attuale fase di mercato non rientra dei costi di produzione.

Occorrono più trasparenza e maggiori garanzie, a partire dalle emissioni dei certificati di importazione, che dovrebbero essere frazionate nell’arco di dodici mesi e non concentrarsi all’inizio della campagna di commercializzazione. Sarebbe utile anche interrogarsi sull’efficacia dei controlli doganali in materia di prelievi e di aspetti sanitari e qualitativi come richiesto dalle stesse norme comunitarie, poiché alcuni dubbi in merito permangono, considerati i prezzi delle semole sul mercato.
 
Domani si svolgerà un incontro a Bari tra il ministro Zaia, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro e gli assessori regionali all’Agricoltura del Mezzogiorno. Una buona occasione per rilanciare politiche tese a valorizzare il grano duro.
 
Le richieste del Coordinamento cereali sono: il recupero dei fondi Fas destinati al settore agricolo del sud, da utilizzare per azioni non finanziabili con i Psr; il mantenimento dell’impegno per il Fondo di solidarietà nazionale; la riforma delle borse merci; l’approvazione del Piano cerealicolo nazionale; il sostegno ai contratti di filiera; maggiori controlli alle dogane per rispettare le normative comunitarie in merito ai parametri qualitativi e sanitari.