L'acceso dibattito sui biocarburanti dello scorso anno ha spinto a gran velocità la ricerca scientifica in direzione del biofuel di seconda generazione. Le nuove tecnologie a riguardo si moltiplicano di giorno in giorno. L'ultima novità, in ordine di presentazione alla stampa, è il progetto Mambo che punta alla ricerca di una materia prima alternativa alle piante oleaginose e meno impattante sulla catena agroalimentare.
Il progetto ha come partner l'Unione Produttori Biodiesel e Assocostieri, guarda con favore all'utilizzo delle alghe e delle microalghe per la produzione del biodiesel di seconda generazione. Il nome Mambo è l'acronimo di Micro Alghe Materia prima per BioOlio.
 
Biodiesel dalle microalghe
Pur avendo meno capacità di fotosintesi delle pianti terrestri le alghe potrebbero evitare alla radice qualsiasi impatto sul mercato agroalimentare e sulla biodiversità terrestre. In base ai dati presentati nel progetto Mambo un ettaro coltivato a girasole o colza produce mediamente 0,7–1 tonnennate di olio vegetale puro all'anno, un ettaro coltivato a microalghe mediante fotobioreattori produce dalle 10 alle 20 tonnellate/anno con un vantaggio anche in termini di quantità di prodotto.
 
Progetto Mambo
L'iniziativa è stata presentata da Assocostieri e dall'Unione Produttori Biodiesel (Upb) nel corso della manifestazione ZeroEmissionRome 2008. Al progetto partecipano anche l'Università degli Studi di Firenze, Stazione Sperimentale per le Industrie degli Oli e dei Grassi (SSOG) di Milano.