I primi effetti dei cambiamenti climatici si fanno sentire sull’agricoltura, portando alle conseguenze di scarsi raccolti per la crisi idrica o per le piogge eccessive. Situazione aggravata dagli alti costi del petrolio che ha raggiunto i 120 dollari al barile e che ha innescato una pericolosa spirale di speculazioni finanziarie che ha coinvolto tutte le materie prime, in particolare quelle commestibili, con una conseguente crisi alimentare che potrebbe divenire la più grave conosciuta in epoca moderna. Su cui secondo alcuni incide anche la competizione fra prodotti agricoli e biocarburanti, cui sono state associate dal britannico Guardian (che gli ha dedicato un ampio pezzo in prima pagina) anche le bioplastiche, con l'accusa di aver ridotto le scorte alimentari.
Ma più che una competizione tra food e non food, quella che sembra prefigurarsi all’orizzonte appare più una guerra commerciale tra Europa e paesi americani. I produttori europei di biodiesel hanno infatti chiesto alla Commissione di imporre dazi nei confronti dei concorrenti americani, avvantaggiati dai sussidi, per limitare le esportazioni. Richieste cui Washington ha risposto a sua volta minacciando ritorsioni e su cui il presidente brasiliano Lula ha posto il carico da undici. Secondo Lula, il vero problema è che l´Europa non ha le condizioni per aumentare la propria produzione agricola e, così come gli Stati Uniti, si rifiuta di tagliare i sussidi agli agricoltori, a scapito dei Paesi emergenti e sottosviluppati, che invece hanno la possibilità concreta di aumentare la propria produzione agricola per far fronte alla scarsità alimentare e al tempo stesso produrre coltivazioni destinate ad uso energetico.
L’Europa è in procinto di rivedere la propria politica agricola, che ha già subito diverse riforme rispetto alle modalità di erogazione dei sussidi negli ultimi quindici anni arrivando, nel 2003, al disaccoppiamento tra incentivi e quantità prodotte e prevedendo un sostegno economico anche a chi non coltiva. Sostegno adesso difficilmente giustificabile agli occhi esterni, di fronte alla crisi alimentare che si prospetta durerà almeno per i prossimi tre anni.
Questa l'introduzione all'intervista a Vittorio Prodi, eurodeputato della Commissione europea per l'ambiente, la sanità e la sicurezza alimentare e vicepresidente della Commissione speciale sui cambiamenti climatici. condotta da Lucia Venturi per il quotidiano ambientale on-line Greenreport.it e questa una sua prima dichiarazione: 'Il problema è grave e imminente e dobbiamo muoverci sul terreno dei biocombustibili con la massima gradualità possibile. Per lo sfruttamento delle biomasse abbiamo infatti una potenzialità enorme ma dobbiamo farlo con ordine, utilizzando per prima cosa i residui agricoli, forestali e da rifiuti solidi urbani. Utilizzando questi scarti con le tecnologie classiche si può ottenere il 10-15% del fabbisogno energetico e se si convertono in gas si può ottenere il raddoppio. Con gli scarti non si va a disturbare nessun equilibrio e ci possiamo dare gli strumenti necessari per fare una analisi della situazione completa rispetto al contributo che possono dare; possiamo innescare un ciclo virtuoso di cogenerazione distribuita, utilizzando anche il calore. Si può ormai ottenere un'alta efficienza anche con piccoli impianti. In questa maniera è possibile arrivare a fare un´analisi d’impatto e trovare il giusto equilibrio tra utilizzi alimentari e a fini energetici'.
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