L'opposizione agli Ogm non è solo, una preoccupazione di ricchi ambientalisti occidentali, ignari dei benefici che potrebbero portare ai poveri del terzo mondo, la protesta monta anche nei Paesi in via di sviluppo e proprio in difesa dei contadini più poveri. La Coalition pour la protection du patrimoine génétique africain (Copagen) ha organizzato ad Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, una marcia di protesta per dire no all'utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura e nell'alimentazione degli otto Paesi dell'Unione economica e monetaria dell'Africa occidentale (Uemoa) e della Guinea. La marcia di Ouagadougou fa parte della carovana anti-Ogm che, entro il 24 febbraio attraverserà il Burkina Faso in altre tre tappe: Fada N'Gourma, Dandé e Houndé. I manifestanti inalberavano cartelli e striscioni ed hanno raccolto firme per una petizione-memorandum da inviare all'Onu ed al primo ministro burkinabé, Jérôme Compaoré. La Copagen chiede al Burkina Faso di applicare il principio di precauzione per l'introduzione di Ogm in agricoltura e respinge la decisione unilaterale del governo burkinabé de avviare, entro quest'anno, la produzione di cotone BT su 15 mila ettari del Paese africano. Copagen 'condanna l'attitudine dei dirigenti africani che si lasciano dominare dalle multinazionali delle sementi a detrimento della sopravvivenza del mondo contadino'. I manifestanti, provenienti da nove Paesi africani, hanno chiesto di votare una moratoria di cinque anni sull'introduzione di piante transgeniche nel sistema agrario, 'il tempo necessario per infornare le popolazioni sugli impegni reali degli Ogm per fare in modo che possano partecipare a tutto il dibattito sulla questione e decidere con conoscenza di causa'. Il voto di questa moratoria permetterà ugualmente di rafforzare le capacità nazionali e di mettere in campo tutte le strutture amministrative necessarie previste in materia e di eseguire studi sugli impatti socioeconomici, ambientali e sul piano sanitario riguardanti le popolazioni. La Copagen contrappone alla cedevolezza dei governi dell'Africa occidentale gli interessi dei produttori locali e dei consumatori ed ha preso l'impegno 'di non cessare di agire fin tanto che le multinazionali proprietarie degli Ogm tenteranno di imporsi e di contravvenire ai diritti delle popolazioni'. Molto più a sud, il presidente del Mozambico Armando Guebuza ha detto all'agenzia Aim che 'i biocarburanti non devono mai mettere in pericolo gli interessi del popolo', lasciando intendere che il Mozambico non autorizzerà mai l'utilizzo di terre agricole per produrre agroenergie. Guebuza ha proposto che le piante destinate alla produzione di biocarburanti siano coltivate su terreni marginali, non su terre fertili riservate alle piante cerealicole. Nel 2005, il governo del Mozambico ha creato una Commissione sui biocarburanti che ha raccomandato di produrre etanolo a partire da canna da zucchero, sorgo e manioca e di utilizzare jatropha, girasole, noce di cocco, soia ed olio di palma africana come materie prime per i biocarburanti.