Microbi, bacchette di legno, latte. A livello internazionale le ricerche legate ai biocarburanti sono in continuo fermento, idee sempre nuove e studi volti alla ricerca nuovi fonti da cui ottenere bioenergie con un resa elevata e bassi costi di produzione. Sono degli ultimi due mesi alcune ricerche provenienti da un capo all’altro del globo. Negli Stati Uniti, alla University of Massachusetts Amherst, il gruppo scientifico guidato dalla microbiologa Susan Leschine ha condotto una ricerca sulle energie alternative alle fonti fossili, scoprendo una interessante tecnologia denominata "Q microbe". Si tratta di un sistema biotecnologico in grado di produrre etanolo tramite l'azione di fermentazione di alcuni batteri.
In Giappone, invece, il ministero dell'Agricoltura sta valutando di trasformare milioni di bacchette di legno usate in biocarburante. Nel paese saranno distribuiti dei contenitori adibiti alla raccolta differenziata delle tradizionali posate asiatiche. Secondo le stime del ministero ogni anno il paese consuma circa 90 mila tonnellate di legno soltanto nella produzione e nel consumo delle bacchette. Una volta raccolte saranno destinate alla nascente filiera del biocarburante per produrre bioetanolo. In Nuova Zelanda si sta infine sperimentando la produzione di biofuel dal latte. Il prodotto "Gull Force 10 biofuel" è una miscela di benzina mescolata con bioetanolo al 10%. L'etanolo è ricavato dal siero di latte che è un sottoprodotto naturale dell'industria lattiera in Nuova Zelanda.