In occasione della conferenza internazionale sui biocarburanti organizzata dalla Commissione europea il 5 e 6 luglio scorsi, il Copa e la Cogeca hanno sottolineato quanto segue: le colture destinate alla bioenergia offrono un’alternativa alla monocoltura, hanno un impatto positivo sull’avvicendamento colturale e sulla biodiversità a condizione che siano prodotte nel rispetto della legislazione ambientale come in Europa.
"L’agricoltura e la silvicoltura dell’Ue allargata a 27 Stati membri -sottolineano le due organizzazioni europee- rischiano di non poter esprimere il loro pieno potenziale produttivo a causa delle importazioni che spesso fruiscono di condizioni vantaggiose. Ad esempio, le tasse differenziali all’esportazione verso l’Ue dei semi oleosi, degli oli vegetali o del biodiesel applicate in Argentina e in Malesia o ancora l’esonero fiscale di cui beneficia negli Stati Uniti il biodiesel (B 99) esportato verso l’Ue. In altri casi -continua il comunicato stampa che reca la firma di entrambe le associazioni- le importazioni traggono vantaggio dai costi più bassi dovuti al mancato rispetto di norme ambientali e sociali, come la schiavitù nelle piantagioni dell’Amazzonia in Brasile. Questo è il motivo per cui la produzione e il commercio di biocarburanti devono essere disciplinati da norme rigide di sostenibilità".
Per tali motivi il Copa e la Cogeca richiedono i seguenti provvedimenti: fissazione di contingenti di importazione per i biocarburanti corrispondenti al 7% della produzione comunitaria dell’anno precedente, analogamente a quanto esiste negli Stati Uniti, gestione comunitaria delle importazioni di biocarburanti nel quadro del regime dei titoli d’importazione, il mantenimento delle specificità che soddisfano i requisiti tecnici dell’industria automobilistica nella norma EN 14214 del biodiesel e, infine, l’uso specifico dell’etanolo non denaturato come carburante.