La coltivazione di piccoli campi, ma molto variegati (dalle 20 alle 40 specie), è caratteristica in Alto Adige; le più comuni menta piperita, calendula, melissa, malva, achillea, centaurea, ortica, piantaggine, camomilla, arnica e varie erbe adatte a uso alimentare come salvia, rosmarino, timo, origano, basilico, maggiorana, issopo e levistico.
Michael Oberhuber, direttore del Centro di sperimentazione Laimburg, ha dichiarato "Puntiamo molto sulla cooperazione con Università, Consorzi e Centri di consulenza. Inoltre, possiamo avvalerci dei massimi esperti nel settore". Manuel Pramsohler, responsabile del gruppo di lavoro Colture arative e piante aromatiche del Centro Laimburg è stato nominato membro del Tavolo tecnico del settore piante officinali a Roma. Il suo gruppo di lavoro ha in corso diversi progetti sulle tecniche di coltivazione di erbe officinali, quali melissa, cumino, fieno greco, menta piperita e anche zafferano.
L'oro rosso in Italia
Detto "oro rosso", lo zafferano è una pianta sterile, arriva a costare fino a 60 euro al kg e viene prodotto per il 95% in Iran (250 tonnellate/anno), ma anche in Italia sempre più agricoltori ne stanno avviando la coltivazione (oggi circa 100 kg/anno). La coltivazione dello zafferano non è semplice, in quanto praticamente tutti i passaggi vanno eseguiti manualmente. L'essicamento è poi la fase critica per ottenere un prodotto di qualità adatto al mercato. All'Università della Montagna Unimont (Università di Milano) i ricercatori hanno istituito un servizio di consulenza dedicato agli agricoltori per valutare e classificare lo zafferano coltivato sulla base di criteri standardizzati. "Dalle analisi che conduciamo sui campioni di zafferano che arrivano nel nostro laboratorio - ha spiegato Luca Giupponi, ricercatore dell'Unimont - emerge che il 91% è classificabile nella 1° categoria, quindi di prima qualità. Questo ci fa capire che abbiamo tutti i requisiti per promuovere una produzione made in Italy di questa spezia".Rafano, qualità made Alto Adige
Pietro Fusani del Crea di Trento ha presentato i risultati di uno studio pluriennale riguardante la classificazione su base morfologica, agronomica e qualitativa di alcune selezioni genetiche (accessioni) di origine altoatesina di Armoracia rusticana (comunemente nota come rafano o cren). Raffrontate con un campione commercializzato in Baviera, patria del cren, le accessioni altoatesine non hanno niente da invidiare per quanto riguarda i parametri qualitativi in base al contenuto di glucosinolati, la principale classe di principi attivi responsabili del sapore pungente del rafano. "Le accessioni locali - ha spiegato Fusani - hanno dimostrato una minore moria di piante, una maggiore tolleranza al fungo patogeno Alternaria, nonché un'elevata qualità e migliori caratteristiche del rizoma, la parte radicale che viene lavorata".Piante aromatiche e officinali: concimazione e salute
Heidi Heuberger dell'Istituto statale per l'agricoltura ha approfondito la questione della concimazione nella coltivazione delle erbe aromatiche e officinali. Ogni erba ha bisogno di un apporto specifico di nutrienti, quali azoto, potassio e fosforo, e una particolare miscela di questi per promuovere lo sviluppo fogliare o il contenuto in oli essenziali. In particolare, l'azoto (N) promuove lo sviluppo di foglie e steli, il potassio (K) attiva la fioritura e lo sviluppo radicale, mentre il fosforo (P) stimola la crescita di frutti e semi. Heuberger ha sottolineato, "Noi non concimiamo le colture, ma nutriamo il terreno". In Germania è stata attualizzata nel 2017 la normativa sulle concimazioni per circa cento specie di erbe."Prevenire è meglio che curare - ha affermato Martin Koller dell'Istituto di ricerca svizzera sull'agricoltura biologica -. È importante quindi saper scegliere le giuste varietà o selezioni, la corretta altitudine, nonché il momento adatto di raccolta per prevenire fitopatologie e l'attacco di insetti nocivi".
Residui e contaminanti
La problematica dei residui di agrofarmaci nelle erbe è particolarmente sentita in Alto Adige. "Accade che i campi di erbe vengano contaminati dall'uso di agrofarmaci in aree vicine, anche a una certa distanza - ha affermato Peter Robatscher, responsabile del settore Chimica alimentare del Centro di sperimentazione Laimburg -. Le analisi condotte al Laboratorio per residui e contaminanti del Centro Laimburg mostrano che la maggior parte dei residui presenti nelle erbe provengono da agrofarmaci usati nella frutta e viticoltura, ma non solo: abbiamo trovato anche sostanze derivanti da repellenti per zanzare ad uso umano, nonché sostanze probabilmente derivanti da disinfettanti".Anche Thomas Pfeiffer, rappresentante dell'Europam, European herbs growers association, ha affrontato la tematica dei residui negli essiccati delle erbe aromatiche e officinali, ma da un punto di vista della legislazione. In linea di principio devono essere rispettati i livelli massimi di residui dettati dalla legislazione alimentare europea per i prodotti alimentari (biologici). Ma non sempre è facile districarsi in questa giungla di norme. Ad esempio, se vengono miscelate due erbe in un prodotto finito (come una tisana) che sono soggette a regolamentazioni diverse, non esiste nessuna indicazione chiara nella legge su quale di queste regolamentazioni sia da applicare al prodotto miscelato.
Italia, dal 2018 nuove regolamentazioni
Le piante officinali sono un'ampia categoria di specie botaniche con sostanze dotate di attività specifiche, sensoriali, biologiche e farmacologiche. Dagli estratti di erbe officinali si ottengono prodotti finiti dalle più diverse destinazioni d'uso: dai prodotti alimentari, ai fitoterapici e cosmetici, ma anche profumazioni d'ambiente, insetticidi, fungicidi, erbicidi, battericidi. "Il nuovo Testo unico nazionale (D.lgs 45/2018) indica una lista ancora da emanare con le circa 2.500 specie coltivate in Italia, molte di cui esotiche", afferma Andrea Primavera della Federazione italiana produttori piante officinali, Fippo. Dal nuovo disciplinamento si evince che la coltivazione e la prima trasformazione (come l'essicazione e la distillazione di oli essenziali) non necessitano di particolari autorizzazioni, mentre viene regolamentata la trasformazione avanzata, ovvero l'estrazione di principi attivi, la loro formulazione, miscela e confezionamento agroindustriale. Infatti, in base al tipo di prodotto finito, è necessario avere competenze specifiche, certificazioni, come ad esempio l'Haccp e altre normative del settore industriale. Restano in vigore e invariate le normative delle Province autonome (Lp 6/2013 di Bolzano e Dpp 41-148/2008 di Trento) circa la coltivazione e trasformazione delle piante officinali.Il Consorzio austriaco delle erbe di montagna
Qualità è la parola chiave per il successo del Consorzio austriaco delle erbe aromatiche di montagna. Karl Dirnberger, amministratore delegato, racconta la nascita e i successi che hanno portato il Consorzio dal 1986 con 21 affiliati ad oggi e a cui aderiscono 86 aziende agricole. Anche in Austria la coltivazione delle erbe aromatiche e officinali è caratterizzata da aree coltivate piccole (massimo 17 ettari) e da coltivatori vocati al biologico. Il Consorzio ha formato negli anni i propri dipendenti per costituirne un panel specializzato per l'analisi sensoriale delle erbe.© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg