L'irrigazione dei vigneti è da sempre un tema molto dibattuto. Se da un lato la vite tollera di natura la scarsa disponibilità di acqua, dall'altro un’irrigazione costante, anche se minima, assicura la buona qualità delle uve e impedisce l'instaurarsi di stress idrici dannosi per la pianta stessa.
In Italia l'irrigazione in vigneto è diffusa, soprattutto nelle regioni caratterizzate da un clima secco come la Toscana, la Sicilia e la Puglia. Tuttavia, i recenti effetti del cambiamento climatico stanno ampliando le aree dove è necessario intervenire per garantire la sopravvivenza delle piante e ottenere rese qualitative.
La crescente attenzione alle tematiche di sostenibilità ambientale ha spinto Rivulis a studiare una soluzione per ridurre i consumi idrici tramite un'irrigazione a dose variabile e una per offrire la protezione da stress idrici, ondate di calore e gelate con il medesimo impianto. I due progetti e i risultati ottenuti sono stati illustrati al pubblico in occasione di Enovitis in campo 2023.
Da sinistra, Davide Modina (UniMi) e Gabriele Valentini (UniBo) illustrano i risultati degli studi realizzati in collaborazione con Rivulis
(Fonte foto: AgroNotizie)
In vigneto l'irrigazione è a dose variabile
Non sempre tutta l'acqua distribuita tra i filari è funzionale al sostentamento delle viti e la sua disponibilità limitata ne impone un uso più preciso.
Rivulis propone una strategia - sviluppata in collaborazione con il dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell'Università degli Studi di Milano - per variare la portata irrigua nello spazio, a seconda delle effettive richieste da parte delle viti poste in porzioni differenti nel vigneto.
"Se è vero che i vigneti non sono tutti uguali, è ancor più vero che all'interno di uno stesso appezzamento spesso troviamo un'elevata variabilità, soprattutto nei suoli. E questo giustifica la necessità di ricorrere a irrigazioni a dose variabile, per soddisfare con precisione il fabbisogno irriguo delle viti" spiega Lucio Brancadoro, docente presso il DiSAA dell'Università degli Studi di Milano.
Una soluzione semplice per un problema complesso
Il primo passo verso un'irrigazione di precisione di questo tipo, richiede un'attenta analisi del sito e una caratterizzazione delle aree in funzione di parametri idraulici, geofisici e di vigore delle viti. Questo permette di identificare aree omogenee dove variare le dosi distribuite.
Esempio di irrigazione a rateo variabile di Rivulis in mostra a enovitis in campo 2023
(Fonte foto: AgroNotizie)
In questa fase è stato utilizzato anche Rivulis Manna - sistema di irrigazione intelligente che, senza utilizzo di sensori, analizza dati satellitari per fornire indicazioni precise sull’irrigazione - per valutare lo stress idrico nell'appezzamento e la risposta ai diversi approcci irrigui.
"In base ai risultati delle analisi sul campo, abbiamo individuato nell'appezzamento prova 2 aree più o meno soggette a stress idrico. Rispettivamente ad alta e bassa necessità irrigua. Qui abbiamo aumentato o diminuito i volumi irrigui semplicemente variando la distanza tra i gocciolatori dell'impianto" aggiunge Davide Modina, responsabile del progetto presso il DiSAA di UniMi.
Lo studio condotto in un vigneto in Toscana, ha messo a confronto per ognuna delle zone identificate 3 diversi approcci irrigui: nessun apporto idrico, irrigazione tradizionale e distribuzioni a dose variabile.
Tramite analisi satellitari e in campo si possono identificare nei vigneti aree omogenee con i medesimi fabbisogni irrigui
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Non solo meno acqua ma anche produzioni di qualità
I risultati dell'approccio a rateo variabile - raccolti nei due anni di sperimentazione (2021-2022) - se messi a confronto con quelli dell'irrigazione tradizionale, mostrano come i volumi distribuiti sono inferiori del 35-36% nelle aree a bassa necessità irrigua. Mentre nelle aree ad alta necessità irrigua sono superiori del 28-29%. Questo complessivamente si traduce in un risparmio netto di acqua pari al 16-17%.
Dal lato produttivo si può osservare un leggero aumento delle rese nelle zone ad alta necessità irrigua, ma soprattutto una maggior uniformità - in termini di contenuto zuccherino (gradi Brix), acidità titolabile e pH - tra le uve provenienti dalle due diverse aree del vigneto.
"L'irrigazione a rateo variabile permette di ottenere una maggiore omogeneità nella maturazione delle uve. In altre parole significa ottenere un'elevata uniformità a livello organolettico tra le uve provenienti dagli stessi appezzamenti che a sua volta si traduce in produzioni vinicole di grande qualità e pregio" conclude Modina.
Risultati di resa e zuccheri per ogni area nei 2 scenari irrigui: tradizionale (Az), non irrigato (NI) e a rateo variabile (VRT)
(Fonte foto: AgroNotizie)
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La sostenibilità passa anche per l'irrigazione multifunzionale
L'eccesso di calore a cui sono sottoposte le viti durante l'estate, non rappresenta un problema per le piante stesse che però riducono notevolmente la resa e la qualità delle uve prodotte. Alti livelli di irraggiamento e temperature elevate possono causare danni permanenti da scottatura ai grappoli e fenomeni di fotoinibizione che ne pregiudicano l'utilizzo per la vinificazione.
Rivulis in collaborazione con IFarming e il Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell'università di Bologna, propone un sistema di nebulizzazione automatizzato per migliorare il microclima nella fascia dei grappoli. Questa soluzione è stata premiata come New Technology in occasione dell'Innovation Challenge 2023 di Enovitis in campo.
I microirrigatori sottochioma di rivulis abbassano la temperatura dell'aria proteggendo i grappoli dai danni da scottatura
(Fonte foto: AgroNotizie)
"In passato, negli anni '70, questa soluzione era già stata presa in analisi, ma con le tecnologie di allora l'utilizzo di acqua era troppo elevato. Oggi possono essere impiegati sistemi di nebulizzazione ultrafine per raffreddare la chioma evaporativamente, riducendo notevolmente il consumo di acqua" commenta Gabriele Valentini, responsabile del progetto presso il DiSTAL di UniBo.
Stress da caldo? No grazie con il sistema Rivulis
Il sistema è costituito da un'unità di controllo connessa a sensori (IFarming) capaci di registrare i parametri microclimatici che attivano una serie di nebulizzatori posizionati nella zona dei grappoli al superamento della temperatura di 35 gradi. Tramite software viene attivato un ciclo di nebulizzazione dalla durata di un'ora, composto da 5 minuti di irrorazione e 15 minuti di pausa.
La centralina e i sensori di IFarming mettono in funzione l'impianto solo al superamento di determinati valori soglia
(Fonte foto: AgroNotizie)
"Nel nostro caso studio, all'interno di un vigneto di Sangiovese, abbiamo testato il sistema su 24 viti distribuendo circa 2 millimetri ora. Il sistema nell'intera stagione si è attivato per 8 volte ripetendo al massimo 4 cicli (4 ore) per un totale di 18 cicli complessivi. In media il sistema ha ridotto la temperatura dell'aria intono ai grappoli di 2,8 gradi" spiega Valentini.
Queste viti e quelle a bacca bianca di Pignoletto - seconda area studio del progetto - hanno mostrato una riduzione dei danni da scottatura, un aumento degli antociani totali e un incremento delle rese rispetto a viti non nebulizzate, il tutto senza evidenziare significative differenze nell’accumulo zuccherino nelle uve alla vendemmia.
Confronto tra i risultati ottenuti con un irrigazione multifunzionale (FOG) e una "non irrigazione" (C) in un vigneto di Sangiovese
(Fonte foto: Rivulis)
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Un solo impianto ma fino a 3 funzioni
Il sistema è utilizzabile anche per la protezione antibrina: a temperature prossime allo zero l'acqua nebulizzata, passando allo stato solido, libera calore che impedisce alle gemme di subire danni da gelo. "Questo è molto utile in caso di gelate per irraggiamento, ma se queste sono causate dall’arrivo di masse d'aria fredda (per avvezione) l'efficienza del sistema è molto limitata" sottolinea Valentini.