Il Mezzogiorno d'Italia conferma nel 2017 il suo limitato interesse verso lo strumento, con appena il 12% delle aziende assicurate in Italia - 6800 in tutto, il 7% dei valori, per 360 milioni di euro, e solo il 5% delle superfici. E l’inversione di tendenza che si è potuta osservare nel 2018 - +30% aziende assicurate e + 24% valori assicurati - grazie soprattutto all’introduzione dell’assicurazione agevolata a due rischi, non è bastata a compensare le perdite di questi ultimi anni che hanno dimezzato al Sud la platea delle aziende assicurate, rafforzando il primato delle regioni settentrionali.
A fornire un quadro aggiornato sull’evoluzione del mercato assicurativo in agricoltura è il Rapporto Ismea "La gestione del rischio nell’agricoltura del Mezzogiorno”, realizzato in collaborazione con il ministero delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo e con il supporto scientifico dell’Università degli studi di Foggia, nell'ambito del Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020.
Il divario tra Nord e Sud emerge anche per quei prodotti che maggiormente caratterizzano l’agricoltura del Mezzogiorno: paradossale è il caso del grano duro, con il Sud granaio d’Italia che conta appena 214 aziende assicurate a fronte delle oltre 2.700 nel Nord, dove però la coltura è poco diffusa.
Tra le ragioni alla base della scarsa affezione degli agricoltori del Sud verso lo strumento assicurativo, rilevate da Ismea mediante indagini campionarie, focus group e interviste dirette, figurano motivazioni economiche (eccessivo costo delle polizze), esperienze pregresse negative in occasione di perizie e risarcimenti e il frequente approccio “fai da te” nella gestione del rischio attraverso tecniche agronomiche di prevenzione dei danni e strutture di protezione.
Tra le aziende che non si sono mai assicurate, il 75% ignora l’esistenza delle agevolazioni pubbliche sui premi assicurativi, ma un 13% di questi, dopo essere stati informati dell’esistenza del contributo, si dichiara propenso ad assicurarsi, rivelando un potenziale inespresso che farebbe significativamente aumentare la partecipazione al mercato assicurativo da parte delle aziende agricole del Mezzogiorno.
Sul grado di informazione relativo ai Fondi di mutualizzazione, costituiti tra agricoltori per compensare eventuali perdite di produzione e di reddito, le evidenze emerse dallo Studio Ismea appaiono ancora più critiche, considerando che l'86% circa degli intervistati, tra quelli assicurati, dichiara di non possedere alcuna conoscenza in materia. Tra coloro che sostengono di conoscerli (solo il 14%), oltre il 70% reputa i fondi un valido strumento di gestione del rischio sia se attivato congiuntamente alle polizze assicurative, secondo una logica di complementarietà, per esempio a copertura dei rischi da fitopatie o di perdite di reddito, sia in totale sostituzione di queste.
La burocrazia, in base ai risultati dell'indagine Ismea, resta un serio ostacolo alla diffusione delle polizze agricole agevolate, determinando tra l'altro frequenti fenomeni di disaffezione da parte delle aziende. Quanto alla percezione dei rischi, oltre alle avversità meteo-climatiche e alle fitopatie, dai risultati dell'indagine è emersa una diffusa attenzione al tema della volatilità dei prezzi e dei costi di produzione, segnalati da quasi un quarto degli intervistati.
Gli agricoltori non sembrano, tuttavia, considerare la possibilità di ricorrere a strumenti finanziari per la stabilizzazione dei prezzi, decisamente poco sviluppati in Italia nel settore agricolo, al contrario di quanto rilevato in altri paesi, anche europei. Riguardo alle polizze ricavo, introdotte in Italia nel 2017 per tutelare gli agricoltori contro i rischi di perdite combinate da diminuzioni di resa per avversità climatiche e da riduzioni dei prezzi di mercato, la scarsa conoscenza emersa dall'indagine suggerisce un maggiore sforzo di informazione sul funzionamento anche di questi strumenti, promuovendo campagne di comunicazione in grado di evidenziarne i vantaggi e le opportunità in termini comparativi rispetto alle polizze tradizionali.
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