Gli accordi commerciali fra Ue e Canada (Ceta), avviati in via provvisoria lo scorso anno, sono a rischio stop. Ma non tutti sono d'accordo e l'argomento diventa terreno di scontro.

Scontro anche per i voucher da reintrodurre nel settore agricolo e in pochi altri. Gli agricoltori apprezzano, i sindacati no.

Via libera all'intesa commerciale fra Unione europea e Giappone (Epa, Economic partnership agreement). Molti prodotti saranno a dazio zero sulle tavole del Sol Levante. Per formaggi e non solo si spera in un rilancio dell'export.

E' sconcerto per la proposta di tassare gli alimenti ricchi in grasso e sale, rete nella quale finiscono prodotti di eccellenza come il Parmigiano Reggiano. La loro colpa? Dannosi per la salute. Lo dicono Onu e Oms. Ma non ci crede nessuno.

In Puglia si continua a discutere di Xylella, mentre il problema delle fragole si chiama cloropicrina e chi produce biologico teme di vedere messo fuorilegge il verderame.

Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.


Terreni di scontro

Il Ceta, l'accordo per gli scambi commerciali fra Unione europea e Canada, è tornato ad animare le cronache di questi ultimi giorni e su questo argomento, come su molti altri, è scontro fra favorevoli e contrari.

Ad alzare i toni del dibattito sui temi dell'agroalimentare ecco poi arrivare, un po' a sorpresa, la proposta di tassare, perché ritenuti dannosi, alcuni alimenti come Parmigiano Reggiano o il prosciutto.
La loro colpa, secondo alcune organizzazioni internazionali, sarebbe quella di contenere troppo grasso e troppo sale. Immediata la polemica, anche accesa, che ne è scaturita.

E poi il ritorno dei voucher, fra favorevoli e contrari.
 

Ceta no...

Ma andiamo con ordine, a iniziare dal Ceta, che dal settembre dello scorso anno è provvisoriamente in vigore, ma al quale l'Italia vorrebbe opporre un veto. La sua colpa, secondo “Libero” del 17 luglio, sarebbe quella di non tutelare a sufficienza le produzioni tipiche italiane.

Posizione analoga quella espressa da “Il Secolo d'Italia” del 15 luglio, mentre “Avvenire” del 17 luglio smorza un po' i toni, dando la parola al ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che pur essendosi schierato fra gli oppositori del Ceta, conferma di voler prendere in esame con attenzione tutti i pro e i contro di questo accordo prima di una decisione definitiva.
 

...e Ceta sì

Molti si schierano però sul fronte opposto, quello dei favorevoli al Ceta e fra questi il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, che dalle pagine de “Il Sole 24 Ore” del 14 luglio, definisce una follia il blocco del Ceta, dal quale ci si attende un forte impulso alle esportazioni di formaggi.

Dal “Corriere della Sera” del 15 luglio arriva una conferma a questa tesi, con il Consorzio del Parmigiano Reggiano che attribuisce al Ceta il merito dell'aumento dell'export, che nel 2017 ha segnato un più 5%.

Torna sull'argomento “Il Sole 24 Ore” del 18 luglio, per dare la parola al presidente della Cia, Dino Scanavino, che si schiera fra i favorevoli agli accordi commerciali con il Canada.
 

Arriva l'Epa (con il Giappone)

Mentre continua il dibattito fra Ceta sì e Ceta no, l'Unione europea mette a segno un nuovo accordo commerciale, questa volta con il Giappone (Epa, Economic partnership agreement).
Se ne parla il 17 luglio su “Il Foglio” per sottolineare le opportunità che si aprono per la Ue sullo scenario dei commerci globali.

La “Gazzetta del Mezzogiorno” del 18 luglio giudica l'accordo fra Ue e Giappone come una adeguata risposta all'inasprimento dei dazi dettati dalla politica commerciale statunitense.

Intanto “Italia Oggi” nello stesso giorno precisa che ora i nostri vini e molti formaggi potranno godere sul mercato del Sol Levante dell'azzeramento dei dazi, mentre sarà garantita la protezione di circa 200 prodotti europei a marchio di origine.


Made in Italy sotto attacco

Al centro delle discussioni, ancor più che gli accordi commerciali, la recente proposta di tassare gli alimenti ricchi in grassi e sale, bollati come dannosi per la salute.

Proposta che viene dall'Onu (Organizzazione delle nazioni unite) e dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Peccato che nel novero degli alimenti dannosi siano finiti però prodotti di grande eccellenza come il Parmigiano Reggiano o i prosciutti Dop e non.

Di questa "originale" e curiosa proposta, che vorrebbe apporre sulle confezioni messaggi allarmistici come quelli in uso per le sigarette, ne dà anticipazione “Il Sole 24 Ore” del 17 luglio.
Ancora su “Il Sole 24 Ore” si può leggere l'intervento del presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, che anticipa la mobilitazione dell'intera filiera e invita i paesi della dieta mediterranea a far fronte comune contro proposte inaccettabili.

Il giorno seguente interviene dalle pagine di “QN” il direttore del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti, secondo il quale queste proposte finirebbero solo con il promuovere i prodotti di imitazione.

Insorge "Libero" del 19 luglio, che interpella un docente di Diritto internazionale, Francesco Bruno, per avere conferma che si tratta di un atto "politico", indirizzato a colpire il made in Italy e che potrebbe trasformarsi in un vincolo alle nostre esportazioni.
 

Voucher, sì, no, forse

Il dibattito sui temi dell'agroalimentare si sposta sul fronte interno con la proposta di reintroduzione dei voucher, seppur limitatamente all'agricoltura e a pochi altri settori.

Così “Brescia Oggi” del 15 luglio saluta il loro eventuale ritorno come una risposta alle esigenze della prossima vendemmia e come baluardo al lavoro nero.

Di parere opposto l'opinione di Stefano Mantegazza, segretario della Uila, che dalle pagine della “Gazzetta del Mezzogiorno” dichiara che l'agricoltura non ha bisogno di questo strumento.
 

I mercati

Sui mercati internazionali il “Corriere della Sera” del 16 luglio segnala le buone performance della Sicilia, che sul fronte dell'export agroalimentare ha raggiunto 1,17 miliardi di euro.
Non meno brillanti i risultati del Friuli Venezia Giulia. Se ne parla sul "Messaggero Veneto" del 19 luglio, che mette l'accento sulla crescita dell'export agroalimentare in Germania e Usa.

Chi guarda con grande interesse ai mercati di esportazione è come sempre il vino, ma “Libero” del 15 luglio avverte che senza un adeguato impegno sul fronte della qualità il settore non potrà crescere.
Servirà a questo proposito un forte impegno da parte dei big del settore enologico, un centinaio di aziende che da sole realizzano quasi il 50% dell'intera produzione, che vale 6,2 miliardi di euro. E' questa la "fotografia" scattata il 16 luglio dal “Corriere della Sera” sul vino italiano.

Il comparto vitivinicolo, si legge su “Italia Oggi” del 13 luglio, può poi contare sui 337 milioni che rappresentano la dotazione complessiva assegnata al programma nazionale di sostegno a questo settore.


Xylella e non solo

Riflettori sempre accesi sulla vicenda Xylella negli ulivi pugliesi, dopo le notizie contraddittorie che si sono rincorse sulla inesistenza del patogeno, subito catalogata fra le fandonie (fake news), ma responsabile comunque di arrecare "confusione" su un problema di per sé già complesso.
Se ne parla il 14 luglio sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” e l'analogo argomento è ripreso dal “Quotidiano di Puglia”, che ospita il parere critico dei vivaisti sulla diffusione di notizie non vere su questa patologia.

Si parla di Xylella, ma anche di caporalato e di accordi commerciali, nell'intervista al ministro Centinaio raccolta dalla "Gazzetta del Mezzogiorno" del 19 luglio. "Forse tutta la politica italiana ha sottovalutato molto la questione, non è intervenuta nei momenti in cui doveva", afferma il ministro parlando della Xylella.

In Friuli Venezia Giulia destano preoccupazione gli attacchi della cimice asiatica e il “Gazzettino” del 15 luglio descrive i danni già arrecati a frutteti e colture di soia.

Altro insetto di "importazione" è la vespa velutina che mette a repentaglio gli alveari o lo Xylosandrus che in Sicilia ha attaccato i carrubi. In Toscana, spiega “La Nazione” del 17 luglio, ha danneggiato diverse specie vegetali e fra queste l'alloro e l'olivo.

Per le fragole il problema non viene da qualche patologia in agguato, ma dalla possibilità che venga impedito l'uso della cloropicrina.
Ne spiega i motivi il “Quotidiano del Sud” del 16 luglio, temendo che il mancato uso di questo antifungino, utilizzato invece in altri paesi, possa minare la concorrenzialità del prodotto italiano.

Altro divieto potrebbe riguardare il verderame.
Bruxelles ne vorrebbe restringere la possibilità di impiego e i produttori del settore biologico si affidano alle pagine della “Gazzetta del Mezzogiorno” del 16 luglio per protestare contro questa possibilità.

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