Gli errori italiani: pochi controlli e scarse rendicontazioni
Tra le motivazioni addotte dalla Commissione europea per il recupero dei fondi, troviamo principalmente questioni inerenti ai controlli: "carenze nei controlli dei criteri di gestione obbligatori (Cgo) 1 e 5 e nella rendicontazione incrociata dei controlli di ammissibilità", "gravi carenze nello svolgimento dei controlli di condizionalità da parte dei servizi veterinari", "calendario e svolgimento dei controlli in loco non adeguato e non conforme alle disposizioni regolamentari".
Inoltre, quando effettuati, "i controlli in loco svolti dagli ispettori italiani non sono stati sempre presi in considerazione al momento del calcolo dell'aiuto erogabile". Infine la Commissione europea ha riscontrato "una copertura parziale del Cgo 1 e del Cgo 5", "un calcolo non corretto delle riduzioni ed esclusioni", "l'insufficiente detrazione di produzione già raccolta", e “la determinazione inadeguata della superficie nel settore degli agrumi”.
284 i milioni reclamati agli Stati membri
In totale la Commissione europea ha chiesto la restituzione di 284 milioni di euro – 276 con una parziale esenzione per il Portogallo – a 18 Paesi Ue: Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia e Regno Unito.
L'Italia dovrà restituire la cifra più consistente.
Agea responsabile dei controlli in Italia
Sono le autorità pubbliche dei Paesi membri attraverso le rispettive agenzie - per l'Italia l'Agea - i responsabili della corretta spesa e dei controlli sull'utilizzo dei fondi europei dedicati alla Politica agricola comune. La Commissione europea effettua circa cento controlli a campione ogni anno e, in caso di irregolarità riscontrate, chiede la restituzione dei fondi stanziati attraverso un'opportuna calendarizzazione.
Possibile ricorso
La decisione della Commissione europea è maturata dopo un attento esame della situazione ed eventuali controlli in loco. L'Italia può opporsi alla decisione formale solo ricorrendo alla Corte di Giustizia Ue ma si tratta di un caso estremo in quanto, prima che questa decisione sia ufficialmente presa, c'è già stato uno scambio di informazioni tra le autorità pubbliche italiane ed europee.