Li avevamo lasciati meno di un anno fa a presidiare gli ingressi delle autostrade, arrabbiati. Poi, del movimento dei forconi, salvo in Sicilia, si erano un po’ perse le tracce.
Questa sera, il gruppo Azione Rurale Veneto, che ne è il satellite nel Nord Est, si ritroverà a Zevio, nel Basso veronese, per parlare di salvaguardia del made in Italy, apertura indiscriminata delle frontiere, etichettatura obbligatoria degli Ogm. E per cantarle, presumibilmente, a politici ed esponenti dei sindacati agricoli. Quelli veneti, più o meno, ci saranno tutti.

AgroNotizie ha parlato con Giorgio Bissoli, 38 anni, agricoltore di Cerea (Verona), con circa 80 ettari coltivati a pomodoro da industria, soia, mais, frumento. È uno dei portavoce veneti del movimento.

Bissoli, cosa direte questa sera a Zevio?
Diremo ai politici del territorio, alle istituzioni e ai referenti dei sindacati e del settore agroalimentare che così non si può più andare avanti. Serve un cambio di rotta, perché con gli attuali prezzi di mercato produciamo in perdita”.

Qual è il settore maggiormente in difficoltà?
Nella campagna 2013-2014 non c’è niente che sia in attivo e dia reddito alle aziende agricole. L’ultima quotazione delle mele oggi è di 0,05 euro al chilogrammo, costa 28 centesimi produrle. Ma la stessa cosa potremmo dirla per i suini, per la carne bovina, per il latte. Mi spieghi lei: come mai chiudono le stalle e le forme di Parmigiano-Reggiano prodotte sono in aumento?”.

Qual è la soluzione? La filiera corta può essere una strada?
Il chilometro zero così come qualche associazione propone, non va bene. Potrebbe aiutare il 2% della produzione, l’altro 98% che fine fa? Come vanno avanti le aziende? A noi conta coprire tutta la produzione”.

Dunque?
Dobbiamo arrivare a una certificazione chiara, trasparente, completa. Un’etichettatura che informi il consumatore e non lo tragga in inganno. Bisogna arrivare ad avere la dicitura made in Italy e riportare anche il nome dell’azienda di produzione. Invece oggi trovi prodotti importati dall’estero con il tricolore e questo non va bene. È anche pericoloso per la salute, come pochi giorni fa il caso della frutta proveniente dalla Spagna ha messo in evidenza. Gli spagnoli usano principi attivi per la conservazione dei prodotti che per noi sono vietati”.

Quali sono i principali problemi che porterete alla luce, oltre a questi?
“Che con questi prezzi non si può andare avanti. E soprattutto vogliamo far capire che uno dei nodi da sciogliere sono le organizzazioni sindacali, che per dividersi le poltrone hanno venduto l’agricoltura”.

Uno dei temi riguarda gli Ogm. Siete favorevoli o contrari?
La questione non è sì o no, ma la trasparenza. Se importiamo il 92% della soia destinata all’alimentazione degli animali, ed è geneticamente modificata, dobbiamo riflettere. Serve trasparenza e serve una rivoluzione. Fino a qualche anno fa eravamo autosufficienti con la produzione di mais, con l’avvento dei biogas siamo diventati importatori”.

Uno degli argomenti di questa sera sarà quella che definite l’apertura indiscriminata delle frontiere.
Sì. Sta entrando di tutto e di più in Italia. A chi giova? Alle multinazionali, alla grande distribuzione e ai commercianti. Non certo agli agricoltori. L’agricoltore francese che vende le patate a 10 centesimi in Italia, non ci guadagna. E i prezzi al consumatore non diminuiscono”.

Volete dunque chiudere le frontiere?
Assolutamente no. Vogliamo però che sia indicata chiaramente la provenienza. Se sulla carne bovina non siamo autosufficienti, non siamo contrari all’import, ma bisogna indicare la provenienza”.

Gli altri sindacati come vi vedono?
Sono divisi su tutto, ma sono molto uniti sulle sedie di spartirsi. Sugli Ogm sono divisi, ma quando c’è da decidere chi occupa un posto di rappresentanza, sono coesi. Pensi al caso dei consorzi agrari. Chi li gestisce viene da un sindacato contrario agli Ogm, poi però importa soia geneticamente modificata. Può bastare?”.

Ma anche voi siete un sindacato o no?
No. Azione rurale è un comitato di agricoltori. Noi abbiamo messo insieme gli agricoltori che si sono stancati dei sindacati e che vogliono chiarezza e cerchiamo soluzioni a favore di tutti”.

Che cosa volete ottenere?
Riportare la redditività in agricoltura. Abolire ad esempio gli enti inutili, come le borse merci. Oggi i prezzi non li decidono le camere di commercio, sono decisi altrove. La piazza di riferimento mondiale per i cereali è Chicago”.

Perché questi attacchi ai sindacati?
Perché le associazioni di categoria non hanno saputo tutelare gli agricoltori. Sono fra le realtà che creano più burocrazia in assoluto”.

Mi faccia un esempio, però.
Sulle pratiche della Pac la Ue dice che in teoria si possono fare col computer. Io oggi per la mia pratica spendo 1.400 euro, quando ero iscritto al sindacato spendevo complessivamente 5mila euro. Nel 2012 me ne sono andato dal sindacato”.