È quanto ha dichiarato Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra, nel corso della conferenza stampa tenutasi l'8 luglio a Vivaro, il comune friulano dove è stato seminato un campo di mais Ogm.
Alla conferenza è seguita la manifestazione degli agricoltori italiani favorevoli all’introduzione delle biotecnologie in Italia.
"Riteniamo che il campo seminato con mais Bt da Giorgio Fidenato possa essere un’opportunità per il nostro Paese - ha continuato Dalla Libera - e per questo avvieremo da subito insieme a Tommaso Maggiore, già ordinario di Agronomia generale presso l’Università degli Studi di Milano, un progetto di ricerca sul terreno coltivato".
"La filiera agroalimentare italiana è attanagliata da una crisi senza precedenti e negli ultimi 8 anni, quasi mezzo milione di aziende agricole sono state costrette a chiudere, senza che il Governo abbia mosso un dito - ha spiegato Dalla Libera - Per questo gli agricoltori hanno deciso di mobilitarsi, chiedendo di accedere all’innovazione per produrre cibo sano in un ambiente sano e in modo economicamente sostenibile”.
“La clausola di salvaguardia sarebbe legata a supposte evidenze scientifiche per pericoli, legati all’uso degli Ogm, sulla salute dell’uomo e sull’agrobiodiversità - ha dichiarato Tommaso Maggiore - sebbene in oltre 15 anni di coltivazioni delle colture transgeniche e di consumo dei prodotti da essi derivati, la letteratura scientifica mondiale non ha riportato nessun caso di danno per l’uomo".
Relativamente al mais Mon 810, Maggiore ha precisato tra l’altro che “non esistono specie spontanee sessualmente compatibili quindi non può esserci flusso genico da pianta a pianta, inoltre il mais oggi coltivato in Italia, per fortuna, è ibrido e non sono le tradizionali varietà, che sono ben conservate a Bergamo presso il Cra Maiscoltura”.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Futuragra