Per fortuna c’è la crisi. Una provocazione, ovviamente, ma per l’ortofrutta italiana le difficoltà vissute oggi potrebbero essere la molla per dire addio, finalmente, alle divisioni nelle rappresentanze agricole. E non c’è solo la crisi dei prezzi e dei consumi a suggerire più unità in un sistema agricolo che conserva lo stesso modello di quando gli addetti agricoli erano sette volte quelli di oggi. All’orizzonte c’è la riforma della Pac, la nuova Ocm del sistema ortofrutticolo e prima ancora, entro luglio, il pacchetto qualità. Appuntamenti ai quali occorre arrivare preparati, con le idee chiare e dopo aver lasciato a casa dissensi e distinguo. Perché è a Bruxelles che si gioca la partita.
E’ attorno a questi argomenti che si è svolto un affollato incontro promosso dalla Regione Emilia Romagna per discutere della riforma della Pac ed al quale hanno partecipato le molte (impossibile ricordarle tutte) sigle che rappresentano il mondo dell’ortofrutta.
Il quadro
A delineare il preoccupante quadro della situazione ci ha pensato Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura della regione Emilia Romagna e artefice di questo incontro che ha avuto il merito di lanciare un forte messaggio di rinnovamento verso l’unità. Il settore, ha ricordato Rabboni, si trova stretto fra la certezza dei costi e l’incertezza dei ricavi mentre si devono fare i conti con un mercato dalle regole imperfette, dove si affacciano sulla scena internazionale nuovi protagonisti, talvolta spregiudicati. In questo scenario si discute di riforma della Pac senza conoscere però quali saranno le risorse economiche disponibili e si paventano tagli e nuove formule di distribuzione delle risorse che potrebbero rivelarsi penalizzanti per l’Italia. Nel futuro dell'agricoltura comunitaria si ipotizzano poi strumenti per la gestione del rischio, con forme mutualistiche per la garanzia del reddito agricolo di fronte alle ricorrenti crisi di mercato. Ma quali saranno le formule da adottare in questo campo è argomento ancora al centro delle discussioni. Altro punto nevralgico per il futuro dell'ortofrutta, e non solo, è lo squilibrio nella distribuzione della catena del valore, che lascia i produttori agli ultimi posti rispetto agli altri protagonisti della filiera.
Divisi si perde
Che sia necessario un migliore funzionamento della filiera alimentare è argomento che Bruxelles sta affrontando, ma al momento non sono ancora state indicate le risorse per arrestare la continua erosione del valore aggiunto che resta all'agricoltura. Ne ha parlato Mario Catania, direttore generale alle Politiche comunitarie del Mipaaf, che ha ricordato le principali tappe della riforma Pac che ci attende e che porterà al superamento degli attuali criteri con una conseguente riduzione del valore dei titoli. Una fase di transizione che si chiede abbia tempi lunghi per ammorbidirne l'impatto, ma che non sarà senza conseguenze. La riforma non tocca al momento l'Ocm ortofrutta, argomento che tatticamente Catania suggerisce di non sollevare in questa fase, e nemmeno le Op dell'ortofrutta, un modello preso come esempio e che Bruxelles intende trasferire ad altre filiere come quella del latte. Un ruolo centrale, dunque, quello delle forme organizzate dei produttori. Parte da questa constatazione l'invito di Mario Catania, poi accolto da tutti pur con sfumature diverse, ad una maggiore coesione del mondo agricolo riprendendo quel processo di unificazione che sembra essersi interrotto da qualche tempo.
Mettere al centro il reddito
Un tema, questo della coesione delle rappresentanze agricole, ripreso dal presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, che nel suo intervento ha definito come straordinariamente positivo lo sforzo unitario che in generale il mondo agricolo sta cercando per fare un passo avanti verso la soluzione delle criticità. E di criticità all'orizzonte ce ne sono molte, a iniziare dal differenziale di crescita della nostra agricoltura che nel 2010, secondo Eurostat, ha segnato un meno 3,6% che stride con la crescita media del reddito agricolo nella Ue che si attesta ad un più 12%. Ma si tratta solo di una media e ben più distanti per l'agricoltura italiana sono i risultati raggiunti dalla Francia, che spicca con il suo incremento del 30% del reddito agricolo. Occorre allora, ha sottolineato con forza De Castro, rimettere al centro della politica agricola italiana il reddito degli agricoltori e “attrezzarsi” per portare rapidamente le nostre proposte sui tavoli di Bruxelles. In arrivo ci sono i due “pacchetti” qualità e latte che si concluderanno con la presidenza ungherese e dunque entro luglio. Molte le implicazioni che entrambi potranno avere anche per l'ortofrutta. Al loro interno potrebbero trovare posto nuovi meccanismi per mettere i consorzi nelle condizioni di gestire i livelli produttivi. Ma non basta. In ballo c'è l'importante capitolo delle etichette con la discussione, il 14 febbraio, al consiglio “Salute” e una bocciatura potrebbe mettere in difficoltà anche la recente normativa italiana. Queste le scadenze immediate, ma presto si concluderanno i lavori per le proposte legislative sulla nuova Pac e anche su questo fronte bisogna lavorare subito per contrastare scelte che potrebbero penalizzarci.
Appuntamento a Roma
Nel concludere il convegno di Bologna, Rabboni ha espresso la sua soddisfazione per la disponibilità del mondo ortofrutticolo ad una convergenza per delineare le strategie italiane in questo settore. Serviranno cambiamenti per il rilancio del settore e la nuova Pac potrà essere l'occasione per definire nuove regole come la reciprocità negli scambi, la scala transnazionale delle OP e la definizione di nuove reti di protezione per far fronte alle crisi e alle cadute del reddito agricolo. Non meno importante la crescita del potere contrattuale dei produttori e infine la promozione dei consumi.
Ma sapremo muoverci in tempo? Lo si potrà capire già dal 22 febbraio, data fissata per il Forum che il ministero dell'Agricoltura ha indetto a Roma per discutere la riforma della Pac. Potrebbe essere l'occasione per assumere una posizione formale, magari fissata in un documento che indichi le strategie da adottare anche per il settore ortofrutticolo italiano. Vedremo.