La recente revisione delle norme che regolamentano la produzione e la commercializzazione delle piante da frutto rappresenta senza dubbio una novità importante per aumentare ulteriormente le garanzie sulla sanità delle piante proposte dal settore vivaistico ai produttori agricoli e le garanzie sulla sicurezza alimentare dei frutti offerte ai consumatori finali. Ma la nuova normativa unica europea presenta anche alcuni aspetti che dovrebbero essere, almeno in parte, modificati. E' il punto di vista di Paolo Bruni, presidente Cogeca, la Confederazione generale delle cooperative agricole dell'Unione europea.

"Prima di tutto – ha sottolineato Bruni – occorrerebbe uniformare le regole tra i vivaisti europei in quanto la Direttiva Ce 2008/90, dettando linee guida comportamentali, non viene assunta tal quale dagli Stati membri. E questo può determinare differenti modalità applicative che poi si ripercuotono negativamente fra i produttori dei diversi Paesi arrivando anche, in alcuni casi, ad ostacolare gli scambi commerciali del materiale vivaistico". 

"Un altro limite della normativa europea, che potrebbe creare confusione tra gli operatori – ha proseguito Bruni – è la separazione della responsabilità della sanità del materiale vivaistico dalla responsabilità della qualità dello stesso materiale ovvero della corrispondenza varietale. In Italia, invece, i compiti di controllo per gli organismi da quarantena ed i controlli sulla qualità sono svolti da un unico soggetto, vale a dire i Servizi fitosanitari regionali. E anche per questo il comparto vivaistico italiano esprime eccellenze di primo piano sia per quanto riguarda il know how sviluppato e offerto al frutticoltore, sia per ciò che concerne i volumi dei materiali di propagazione prodotti annualmente".