Nell'ambito del programma convegnistico organizzato durante la recente edizione di Simei-Enovitis, svoltasi alla Fiera di Rho-Milano da 24 al 28 novembre 2009, il seminario dedicato a 'Viticoltura ed enologia sostenibili: indirizzi, tecnologie e prospettive' , organizzato dall'Unione italiana vini, ha posto l'accento sulla presentazione di un importante progetto innovativo: 'La valorizzazione della gestione e della protezione del vigneto come fattore di competitività sul mercato', anch'esso realizzato dall'Unione italiana vini in collaborazione con l'Università degli studi di Milano e Bayer CropScience.

Partendo dalla premessa che la gestione sanitaria del vigneto deriva da una serie di fattori tra loro interconnessi e che, quindi, prevedono risposte modulate e non fisse, è stato previsto, anche attraverso le nuove tecnologie della viticoltura di precisione, un accurato sistema di rilevamento dello stato vegetativo di alcuni vigneti, effettuato dagli agronomi di Ager Sc - Agricoltura e Ricerca, per stabilire alcuni parametri funzionali della chioma del vigneto e altri limiti ottimali per la migliore regolazione dell'equilibrio vegetativo.

Sui vigneti monitorati è stato applicato un protocollo di trattamenti, seguito dai tecnici di Bayer CropScience, che già oggi rispondesse alle caratteristiche che saranno imposte nei prossimi anni con l'entrata in vigore della nuova regolamentazione comunitaria. Infine, le uve e i vini di questi vigneti, a confronto con testimoni aziendali normalmente gestiti, verranno analizzati per valutare la presenza e l'eventuale livello di residui e altri contaminanti, dai laboratori dell'Unione italiana vini.

Nel primo anno di attuazione la corretta gestione dei vigneti ha portato a ottenere uve sane atte a produrre vini salubri e di qualità e che possano avere anche una buona competitività economica. Grazie ai risultati ottenuti sarà possibile inoltre sviluppare un modello di gestione integrata per la sostenibilità della produzione vitivinicola, ossia di un "format" che identifichi i punti critici insiti nella gestione del vigneto con riferimento alle tematiche igienico-sanitarie, di salubrità e qualità del prodotto finito, alle tematiche ambientali e a quelle relative alla salute e alla tutela del viticoltore durante la fasi di gestione del vigneto.

"Il suolo è una risorsa non rinnovabile, frutto di processi di pedogenesi, e - ha detto Osvaldo Failla dell'Università di Milano - nel 2007 il Parlamento europeo ha individuato nell'erosione del suolo proprio il problema ambientale più pressante. Anche la viticoltura è talvolta responsabile di un aumento dell'erosione, tramite sbancamenti e riporti, lavorazione di versanti franosi. Dobbiamo occuparci però anche  della gestione della qualità dell'uva, e l'adattamento dell'interazione genotipo per ambiente lo si ottiene tramite lo studio e l'implementazione di zonazione degli areali vitati. Occorre mirare all'equilibrio vegeto-produttivo, che va ricercato e ottenuto con attenti interventi di tecnica agronomica".

"Ma il tutto - ha proseguito Stefano Poni dell'Università Cattolica di Piacenza - va visto in un'ottica di meccanizzazione e, quasi paradossalmente, un vigneto sostenibile ed equilibrato deve ridurre la domanda di interventi meccanici correttivi (ad esempio la potatura verde, la cimatura, la defogliazione) pur non potendo rinunciare ad alcune operazioni indispensabili, quali la potatura invernale".

I vigneti vigorosi richiedono cimature reiterate e, in ogni areale, occorre ricercare il punto di rottura fra quantità e qualità. Il defogliamento precoce può aiutare ad avere grappoli meno compatti e la sfogliatrice a rateo variabile può dosare la forza defogliante in funzione della vigoria che incontra lungo il filare. I limiti e le criticità verso l'ambiente di una cantina sono riassumibili in energia, acqua, materiali, emissioni di CO2 e di altra natura (sodio e altri elementi chimici).
"Occorrono da 60 a 600 chilowattora per litro di vino e 3-4 litri di acqua - ha detto Roberto Ferrarini dell'Università di Verona - tutto questo solo per le operazioni di cantina (anche se esistono dati discordanti e variabili zona per zona). Ma ogni fase comporta un consumo di qualche cosa: l'affinamento in barrique impiega un consumo di 10-70 grammi di legno per litro di vino; la gestione di fermentazione, filtrazione e imbottigliamento impone forti consumi energetici, e così via".
"Vi sono possibilità di sostituire pratiche con altre, meno impattanti - ha esemplificato Ferrarini -. Ad esempio la sedimentazione a freddo è energicamente dispendiosa, meglio la flottazione, allo stesso modo la decantazione solfitica può teoricamente sostituire la decantazione tradizionale con utilizzo di enzimi e anche la macerazione a caldo può essere sostituita da macerazione solfitica (completata da una desolforazione con acqua ossigenata). Ma anche queste tecniche alternative sono portatrici di criticità".

Per abbattere le emissioni che si hanno durante la fermentazione alcolica si può ad esempio fissare l'anidride carbonica in carbonato di calcio; l'elettrodialisi con membrane bipolari è tecnica alternativa all'acidificazione; la detersione chimica può essere sostituita con la ecodetersione; l'affinamento in barrique può essere sostituito dall'impiego di chips, la filtrazione tangenziale può invece surrogare l'impiego di bentonite; microfiltrazione al posto della stabilizzazione microbica a caldo.

E poi il capitolo dei travasi, delle movimentazioni e dei tagli, che consumano molta acqua; occorre limitarli (ad esempio con la tecnica del 'taglio senza travaso').
"Con queste argomentazioni - ha concluso Ferrarini - occorre valutare se interventi tecnologicamente corretti possano comunque sostenere l'immagine del vino che è un prodotto che necessita di poter alimentare una quota di emozione in chi lo beve".

Per scaricare gli abstract del convegno basta cliccare su http://www.enovitis.it/interna_db.asp?idlingua=1&idsezione=51&idtesto=1347