Ancora poche settimane, poi per i produttori italiani si affaccerà concretamente la possibilità di allevare pesci biologici.
Comparirà 'ex lege', grazie ad un Regolamento comunitario che dovrebbe essere pubblicato prima del prossimo settembre il segmento dell’acquacoltura biologica. Se non magicamente, dunque, legislativamente.
'Perché fino ad oggi l’acquacoltura biologica di fatto non esiste', specifica Fabrizio Piva, amministratore unico di Ccpb, importante società italiana di certificazione del biologico. 'Sembra impossibile, ma è così. Esiste un vulnus legislativo, tale per cui l’acquacoltura biologica in Italia non è codificata'.
Parlare di acquacoltura bio, attualmente, è una questione che riguarda solamente alcuni Stati dell’Europa Continentale o del Nord: Austria, Germania, Norvegia, Paesi Baltici.
'Paesi in cui si può parlare di acquacoltura biologica', precisa Piva, 'in quanto è stata una vera e propria esigenza, evidentemente dovuta a sensibilità e a stili di consumo alimentare diversi dai nostri'. A breve, appunto, una normativa comunitaria che dovrà definire il settore, delimitare aree, azioni, individuare pratiche di allevamento, spiegare insomma il come e il quando dell’acquacoltura biologica.
'Il Regolamento Ue avrebbe già dovuto essere pronto e approvato', ammette Piva, 'ma a Bruxelles e alla Commissione Agricoltura -Dg Pesca, si è discusso molto'. Naturalmente, con il solito 'blocco' del Nord Europa contrapposto all’area Mediterranea, come altre volte è avvenuto proprio in ambito agricolo.
'Uno dei terreni in cui vi è stata una contrapposizione piuttosto netta è stato quello della densità di pesce per metro cubo', sintetizza Piva. 'Grecia, Italia, Spagna, l’intero Bacino del Mediterraneo e il mondo del biologico avrebbe voluto una soglia massima inferiore ai 15 chilogrammi per metro cubo di acqua, mentre i Paesi del Nord Europa avrebbero voluto addirittura aumentare la densità'.
A breve, comunque, si scoprirà l’acquacoltura biologica. Disegnata e certificata appunto per legge.
'Sicuramente sarà un mondo in fortissima crescita', prevede l’amministratore delegato di Ccpb, 'come d’altronde è intuibile quando i numeri sono esigui o addirittura inesistenti, come è appunto il caso dell’acquacoltura biologica. Certo è che stiamo parlando di un settore che risponde ad uno stile di consumi e più in generale di vita, che riscuote sempre maggiore gradimento'.
In Italia si prevede dunque un forte impatto. Magari non immediato, ma sicuramente nell’arco di 24-36 mesi.
'Restiamo in attesa', conclude Piva, 'anche perché gli stessi enti certificatori non conoscono ancora, ovviamente, le linee sulle quali muoversi per attestare un allevamento di acquacoltura biologica. Prevediamo comunque che sarà una strada nuova, ma ampiamente battuta dai produttori e dalla filiera'.