Il 3 dicembre 2007 si è formalmente insediato, presso il Cra - Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, il nuovo direttore generale Giovanni Lo Piparo. Dal 2000 e fino alla data del suo nuovo incarico al Cra, ha diretto l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari modificandone sostanzialmente l’assetto organizzativo, restituendo visibilità alla struttura e maggiore operatività sul territorio, anche grazie alla costituzione di una rete di propri laboratori, alla realizzazione di uffici ispettivi in tutte le Regioni e all'incremento della dotazione organica del personale. Nell'ambito della Dg Politiche comunitarie e internazionali del ministero, ha diretto, dal 1994 al 2000, l'Ufficio Politiche strutturali e di sviluppo rurale. Anche la sua esperienza e la profonda conoscenza del mondo della ricerca in agricoltura hanno radici ben consolidate. Infatti, dalla fine degli anni '70 e fino agli inizi degli anni '90, ha ricoperto presso il ministero dell'Agricoltura funzioni inerenti il settore della ricerca in agricoltura, prima come funzionario, poi come dirigente ed infine come vice-direttore generale coordinatore della ricerca, della sperimentazione e della divulgazione agricola. Proprio in questo periodo è stato il principale attore della elaborazione e realizzazione della politica di ricerca del ministero concretizzatasi nei progetti finalizzati, coordinati ed interdisciplinari, che hanno visto operare in modo sinergico diverse istituzioni scientifiche facenti capo al Ministero stesso, alle Università, al Consiglio nazionale di ricerca nonché al settore privato. Va ricordata l'attività scientifica svolta come segretario del Comitato nazionale della sperimentazione agraria. Nel giorno del suo insediamento presso il Cra, Lo Piparo ha ribadito l’importanza che la ricerca deve rivestire nel panorama della politica agricola del nostro Paese sottolineando, proprio per questo, la necessità per il CRA di affermare il proprio ruolo strategico in tale settore. “In questo contesto - ha dichiarato - è necessario ridare una nuova identità all'Ente, nato dall’accorpamento di numerosi Istituti di ricerca, senza cancellare la loro esperienza passata, la loro storia (per alcuni di essi superiore ad un secolo!), ma anzi, bisogna far tesoro di essa, cosicché si possa operare guardando indietro per andare avanti”.