Il 2006 ha rappresentato una svolta per il sistema vitivinicolo europeo e italiano con una inversione di tendenza. Ora è, però, necessario consolidare i risultati raggiunti mediante il riconoscimento dei benefici a tutte le fasi della filiera, prezzo delle uve compreso, ed investimenti pubblici e privati nella innovazione produttiva e organizzativa. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori in occasione dell'inaugurazione a Verona di Vinitaly. I segnali positivi del comparto vitivinicolo, quali l’aumento delle esportazioni, la concomitante diminuzione delle importazioni e il ritorno agli utili delle imprese vinicole del Paese, devono indurre - rileva la Cia - tutti gli attori della filiera a fare sistema, affinché non restino momenti estemporanei tra una crisi e l’altra. E’ importante operare per una stabile competitività del prodotto e per una duratura internazionalizzazione delle imprese. La crescita a due cifre delle esportazioni da parte di regioni che avevano prima segnato il passo, quali Calabria, Puglia, Abruzzo, Umbria, Emilia Romagna e Valle d’Aosta, così come la crisi dei modelli organizzativi dei cosiddetti nuovi paesi produttori, dimostrano che, nel vino, i consumatori vecchi e nuovi cercano sempre di più di appagare curiosità, piacere e novità. Per questo - aggiunge la Cia - il nostro sistema non potrà essere vincente fino a che l’utile delle imprese vinicole sarà possibile dalla bassa remunerazione delle uve e non basato su una reale competitività di filiera e la promozione resterà episodica, frammentaria e, spesso, lasciata alle disponibilità delle singole aziende.