I centri studi di Federalimentare e Confindustria, insieme a Ismea, Università di Verona, Bologna e del Molise hanno elaborato nel 2005 un modello per verificare in che modo cambierà la filiera alimentare di qui a 10 anni, consegnando i risultati a uno studio intitolato “Le prospettive del settore agroalimentare: 2005-2015". Le principali evidenze riguardano 23 comparti del settore primario (agrozootecnico) e 12 della trasformazione industriale. In linea generale emerge che la produzione alimentare aumenterà nel decennio del +12,2% circa (circa l’1% l’anno), a fronte di un incremento del 25% da parte dei servizi e di un 17% dell’industria. Mentre la produzione agricola vedrà solo un aumento del 2,8% nell’intero periodo. La crescita dell’industria alimentare sarà perciò contenuta, frutto di un andamento discontinuo delle varie tipologie. L’articolo "Una scommessa sull’Italian style" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Per approfondimenti digita: "Mario Rummo", "Francesco Pizzagalli". Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2.
Mele: cresce esponenzialmente l’import extra Ue, mentre i flussi di uscita non sono soddisfacenti. Un settore preoccupante.
Con una raccolta media annua di 900.000 tonnellate - il 50% della produzione italiana e il 9% di quella europea - l’Alto Adige rappresenta il più ampio territorio europeo destinato alla coltivazione del melo. Osservando il mercato in prospettiva globale emergono elementi comuni: aumentano le produzioni, diminuiscono i consumi e - allo stesso tempo - i distributori si sono fatti più esigenti; questo si traduce in una concorrenza più agguerrita, con conseguenti perdite economiche, che gli operatori cercano in tutti i modi di contrastare. Un’alternativa è quella di costituire alleanze a livello nazionale e internazionale, per risolvere insieme determinati problemi. Il rischio di incomprensione tra operatori con culture e abitudini differenti è, però, forte e spesso per associarsi occorre versare quote di adesione o cedere quote societarie. Oppure, si può puntare sul marketing, provando a reinventare il proprio prodotto, magari aderendo a consorzi di produttori, o adottando una denominazione protetta. L’articolo "Viaggio intorno al melo" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Ortofrutta. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2, Tab3.
Vino: Demoskopea riferisce che il 62% degli italiani lo beve spesso. E’ riuscita l’operazione di far vivere la bevanda come simbolo dell’espressione di sé e del convivio.
Al campione di popolazione considerato da un’indagine di Demoskopea (tra i 29 e i 79 anni) è stato chiesto se avesse consumato vino negli ultimi 3 mesi: ben il 62% degli intervistati ha risposto affermativamente mentre il restante 38% riferisce di non averne bevuto. Ma chi è il consumatore di vino? In questo senso il profilo tipo appare piuttosto ben delineato: a bere vino sarebbero prima di tutto uomini del Nord-Est, con un’istruzione di tipo superiore/universitario. All’interno di questo target è possibile individuare tre classi. Heavy user (52%), soggetti che riferiscono di bere vino almeno una volta al giorno; medium user (38%), composto da coloro che bevono vino solo una volta alla settimana; ligh user (9%), una piccola porzione che riferisce di bere vino ogni due settimane o anche meno. L’84% circa dei consumatori che sono stati individuati dalla ricerca risulta essere anche responsabile dell’acquisto, precisamente, il 74% è un acquirente diretto e solo il 10% delega ad altri pur scegliendo personalmente il prodotto. Oggi il vino si carica di un valore che supera i confini dell’ambito domestico e diventa artefice di definizione sociale, espressione della propria identità. L’articolo "Bevitori del terzo millennio" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Vino. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Gra1, Gra2.
Pomodoro: Un mercato con molte contraddizioni in cui convivono multinazionali e piccole imprese. Su tutti incombe la minaccia cinese.
Il nostro Paese resta il principale produttore di derivati del pomodoro, una categoria di prodotti dove sopravanza di gran lunga tutti gli altri Paesi della sponda Nord del bacino del Mediterraneo. Però, a un mercato che negli ultimi due tre anni si è mosso poco per quanto concerne i volumi consumati, si è affacciata di recente una minaccia: anche in questo comparto alimentare si è assistito a una crescita notevole dell’importazione di prodotti cinesi, in particolare di concentrato di pomodoro. Si tratta spesso di prodotti di bassa qualità (per il 90% circa del totale) che hanno iniziato ad apparire sugli scaffali della grande distribuzione organizzata e del dettaglio e maggiormente nel catering. I dati disponibili forniti dall’Istat relativi all’import dalla Cina nel 2005 parlano di un +97% in volume rispetto all’anno precedente; a questi dati andrebbero aggiunte le importazioni di concentrati di pomodoro cinesi provenienti dalle trading company europee (soprattutto tedesche). L’articolo "La complessità dei rossi" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Per approfondimenti digita: "Rossi: un mercato con molte sfumature". Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2, Tab3.
Imballaggio: Trovano molto spazio nel settore agroalimentare. Tutti i numeri, le cifre e i segmenti di impiego, senza trascurare il fattore ambientale.
I primi impieghi della carta furono quelli relativi alla stampa e solo in seguito si pensò a essa come imballaggio. L’area degli imballaggi cellulosici comprende: scatole in cartone ondulato, astucci pieghevoli, scatole in cartoncino teso, sacchi di grandi e piccole dimensioni, fusti di cartone, barattoli compositi, cassette per prodotti ortofrutticoli, carta da incarto. Secondo le analisi periodiche effettuate dall’ Istituto italiano imballaggio, nel 2005 la produzione di imballaggi cellulosici è ammontata a 5.163.000 tonnellate, di cui il 48% circa impiegato per il confezionamento di prodotti agro alimentari sia in qualità di imballaggio primario, sia secondario e da trasporto. Le principali tipologie di imballaggi cellulosici impiegate nel settore alimentare sono: astucci pieghevoli, sia in qualità di imballaggio primario o comunque in unità di vendita; scatole in cartoncino teso, in funzione di imballaggio secondario; sacchi di elevata capacità; sacchetti e incarti tradizionali; contenitori in cartone ondulato in funzione, sia di imballaggio primario destinato al consumatore finale, sia in qualità di imballaggio da trasporto. L’articolo "Carta in confezione" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Imballaggio di prodotto. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Gra1.
L’identificazione mediante radiofrequenza sembra essere la soluzione a molti problemi di gestione logistica e operatività, di controllo lungo la filiera e gestione delle informazioni. Di anno in anno queste prospettive futuribili si fanno sempre più concrete e realizzabili grazie al lungo iter di ricerca e sperimentazione portato avanti dalle imprese che scelgono di scommettere sulla carta dell’rfid per potenziare il proprio business. Nel secondo "Rapporto dell’osservatorio rfid (2006)" della School of Management del Politecnico di Milano per la prima volta sono presenti i dati quantitativi relativi a questo mercato. Un mercato che in Italia ha un valore complessivo di circa 74,5 milioni di euro, con tassi di crescita stimati dagli attori della filiera pari al 100% annuo. Dalla ricerca emerge che i settori maggiormente impegnati sono quello del trasporto persone (oltre il 30% del mercato dei nuovi progetti) e quello del settore utility e Pubblica amministrazione (15% circa). Ma tra i protagonisti dell’rfid italiano compaiono anche realtà produttive e distributive di prodotti del largo consumo. L’articolo "La radiofrequenza in pratica" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Gra1, Gra2, Gra3.
Una delle tecniche di conservazione degli alimenti più note e più antiche è certamente quella con l’aceto chepossiede per sua natura alcune proprietà in grado di evitare lo sviluppo di batteri o di altri microrganismi patogeni. La conservazione sott’aceto deve seguire alcune regole ben precise. Tra gli elementi più noti conservati nell’aceto vanno ricordate soprattutto le verdure, tra le quali cipolle e cipolline la fanno da padrone. L’ampio mercato degli ortaggi sottoli e sottaceto presenta una radicata presenza di aziende medio piccole specializzate, in testa alle quali spicca il gruppo strategico delle marche leader. Queste sono state in grado di costruire una politica di marca attraverso la qualità dei prodotti, la distribuzione capillare, la diversificazione merceologica e gli investimenti in comunicazione. Al vaglio i conti di Coelsanus, D&D Italia, Fratelli Polli, Fratelli Saclà e Montalbano alla prova del rating di bilancio. L’articolo "Sottoli e sottaceti sotto tono" è su Largo Consumo 02/07. Elenco dei Citati nell’articolo. Percorso di lettura correlato: Sottoli e sottaceti. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Tab1, Tab2, Tab3, Tab4.
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Certificazioni: Iso ha emanato la norma 14063 che mette ordine nella comunicazione ambientale. Spunti, suggerimenti e sollecitazioni alle varie aziende.
La norma pubblicata con il numero 14063 rappresenta una nuova e fondamentale tappa nel processo di rafforzamento delle attività nel campo della comunicazione ambientale da parte dell’Iso. Al fine di supportare le organizzazioni che intendono comunicare all’esterno sulle tematiche ambientali, e di indirizzarle sulla scelta di efficaci strategie e strumenti in questo campo, l’Iso ha pianificato e recentemente portato a termine la compilazione della norma 14063, che mira a fornire una guida in grado di accompagnare il processo di piena integrazione della comunicazione ambientale nelle strategie aziendali. Nelle intenzioni dell’Iso, la norma è applicabile da tutte le organizzazioni a prescindere dalla loro dimensione, settore, localizzazione, struttura e, soprattutto, dal fatto che esse abbiano attuato un sistema di gestione ambientale conforme alla Iso 14001:2004 o al Regolamento Emas (761/2001/CE). E’ prevedibile che questa norma verrà utilizzata come riferimento operativo dalle organizzazioni più attente a cogliere le opportunità legate al coinvolgimento degli stakeholder e al cosiddetto “marketing ambientale". L’articolo "Comunicare secondo gli standard" è su Largo Consumo 02/07. Case History: Cartiera Lucchese, CSQA. Elenco dei Citati nell’articolo. Se non sei abbonato, richiedi copia del fascicolo o visualizza gli Elementi a corredo: Gra1.
Le notizie riportate sono pubblicate da Largo Consumo - Rivista di Economia e Marketing sulla filiera dei beni di consumo
Per approfondimenti: Largo Consumo - 02/2007 www.largoconsumo.info
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Fonte: Largo Consumo