Con la nuova programmazione delle Politiche Agricole 2023-2027 sono in arrivo dei nuovi e interessanti contributi per l'apicoltura, attivati sulle misure agroclimaticoambientali con il codice Sra18-Aca18 e più semplicemente chiamati "impegni per l'apicoltura".
Si tratta di contributi che verranno banditi a livello regionale all'interno della programmazione per lo Sviluppo Rurale, che va a sostituire quelli che erano i vecchi Psr.
Con quest'anno infatti entra in vigore la nuova Politica Agricola Comunitaria, la Pac 2023-2027, che in estrema sintesi si divide in 2 grandi ambiti:
- il primo pilastro Pac, dove sono previsti i pagamenti diretti e i fondi delle Ocm, le organizzazioni comuni di mercato;
- lo Sviluppo Rurale, che va praticamente a sostituire i Psr.
Andiamo allora a vedere cosa sono, dove saranno attivati e come funzioneranno gli impegni per l'apicoltura.
Queste misure forniranno dei contributi annuali ad alveare, ma non necessariamente per tutti gli alveari presenti sul territorio.
Come spiega il documento ufficiale pubblicato sul sito di Rete Rurale gestito dal Ministero, l'obiettivo dichiarato di questi contributi non è quello di sostenere gli apicoltori, ma di garantire una attività di impollinazione in aree di particolare interesse ambientale o caratterizzate da agricoltura estensiva, per la conservazione della biodiversità animale e vegetale.
Starà quindi alle regioni stabilire eventualmente le aree in cui riconoscere i contributi.
Nello specifico sono previste 2 azioni:
- azione 1 per gli alveari stanziali;
- azione 2 per gli alveari spostati con il nomadismo.
Nel caso degli alveari stanziali, quelli che sono stati ammessi ai contributi dell'azione 1 dovranno rimanere in loco per tutto l'anno.
Per il nomadismo, gli alveari ammessi ai contributi dovranno rimanere nelle aree indicate almeno 60 giorni nei periodi previsti dai bandi.
Per quanto gli impegni per l'apicoltura siano previsti nel programma di Sviluppo Rurale nazionale, non tutte le regioni e le provincie autonome hanno deciso di attivarli.
Saranno infatti attivati in: Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria.
Mentre non saranno attivati in: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Veneto, Valle d'Aosta e nelle provincie autonome di Trento e Bolzano.
Andando nel dettaglio, ogni apicoltore potrà chiedere contributi per più apiari, purché siano distanti tra loro almeno 2,2 chilometri con un massimo di 80 alveari a apiario, ad eccezione che in Sardegna dove il numero di alveari massimo per apiario è di 40.
I contributi ad alveare previsti per gli apiari stanziali andranno da quelli più bassi di 14,50 euro in Sardegna a quelli più alti di 55 euro in Basilicata, Campania, Puglia, Toscana e Umbria.
Per gli apiari nomadi i contributi ad alveare più bassi saranno sempre in Sardegna con 14,50 euro e i più alti in Puglia e in Umbria con 65 euro ad alveare.
Le varie regioni stabiliranno anche dei criteri di priorità, come l'adesione con un numero minimo di alveari, il possesso della partita Iva, la conduzione biologica dell'allevamento.
Al momento invece non sono previste indicazioni o vincoli per quanto riguarda la sottospecie o la razza di api da miele allevate, fatte salve ovviamente le normative regionali, là dove presenti.
Per fare domanda di contributo ogni apicoltore dovrà essere in regola con l'Anagrafe Apistica e dovrà presentare una relazione tecnica dove siano indicate le aree e le specie botaniche oggetto dell'intervento e il numero degli alveari impegnati.
Ora non resta che aspettare l'uscita dei bandi.