Le nuove norme sulla riproduzione animale rappresentano per la zootecnia una profonda trasformazione, ricca di promesse e opportunità.
Purché le dispute di settore, complice le mai sopite rivalità di appartenenza sindacale, non ne annullino gli aspetti positivi.
Partiamo dall’inizio. A dare il via al cambiamento una normativa del 2016, la numero 154 che all’articolo 15 si occupa della riproduzione animale.
Cosa e come sarebbe cambiato lo ha descritto AgroNotizie all’indomani dell’entrata in vigore delle nuove norme (decreto 52 dell’11 maggio 2018). Riassumendo, si prospettava la profonda trasformazione della “casa degli allevatori” con il suo fulcro nell’Associazione italiana allevatori (Aia) e nel suo corollario di sedi periferiche e di associazioni di specie e di razza, tutte da qualche anno guidate da Coldiretti
 

Nuovi protagonisti

Obiettivo delle nuove norme quello di affiancare ad Aia nuovi protagonisti della selezione, diversificando l’offerta di servizi e favorendo competizione e concorrenzialità. Il tutto a beneficio degli allevatori.
Dopo il distacco e l’autonomia da Aia raggiunta da alcune associazioni di razza, come ad esempio Anarb e Anapri (rispettivamente per la razza Bruna e per la razza Pezzata Rossa), ecco arrivare con Frisitali la prima novità, dedicata agli allevatori della razza Frisona, come già anticipato da AgroNotizie.

Fra gli obiettivi della nuova associazione quello di imprimere un nuovo modo di gestire la selezione di questa razza. Un’evidente volontà di cambiamento rispetto a quanto fatto sino ad ora da Anafi, la storica associazione della Frisona, altro “satellite” di Aia e guidata come quest’ultima da Coldiretti.
Ma il passo avanti più decisivo sta nella nascita di Synergy, strumento per condividere i risultati e ottimizzare le risorse a disposizione fra le realtà della zootecnia impegnate nella selezione e nel miglioramento genetico. Come già ricordato da AgroNotizie, in Synergy confluiscono già altre associazioni di razza oltre a Frisitali e fra queste la Bruna.
 

Aperte rivalità

Che la comparsa di nuovi protagonisti, slegati dalle precedenti logiche di appartenenza sindacale, potesse generare qualche rivalità era prevedibile. Rivalità che volendo possono trasformarsi in motivo di reciproca crescita, se non occasione di proficue sinergie. Ma non in questo caso.
Da Anarb giunge un “duro” comunicato che pur senza mai citarla, critica la decisione di Anafi di inserire la razza Bruna fra i suoi modelli di selezione.
Il patrimonio di conoscenze e di accordi nazionali ed internazionali dell’Associazione Anarb - si legge nel comunicato della razza Bruna - la sua cura, trasparenza ed apertura verso gli allevatori di ogni estrazione sindacale, rimangono una garanzia per chi ama da sempre e sinceramente una razza - la Bruna italiana - che merita ancora più successi.
E ancora: “Competenze e storia, ma anche passione e amore per tale razza, non vengono certo messe in discussione da iniziative estemporanee – diffuse anche tramite i mass media - di altre Organizzazioni di razza che in modo unilaterale, e senza alcun accordo, intendono estendere il loro raggio d’azione.

Nel ricordare poi che Anarb gestisce l’unico programma genetico della razza Bruna riconosciuto dal dicastero agricolo, si puntualizza come le regole che questa associazione si è data consentano “a tutti di esprimere le proprie idee senza condizionamenti”. Cosa, a leggere fra le righe, che pare non sia così diffusa nel campo dell’associazionismo zootecnico.
 

La replica

Intanto da Anafi fanno sapere, con un'intervista rilasciata a un periodico del settore, di aver tentato la via della collaborazione con Anarb, ma senza successo. Tentativi di accordo che stando al comunicato Anarb non sarebbero però avvenuti.
Comunque sia, ecco arrivare da Anafi la decisione di ampliare la sua base associativa, includendo oltre agli allevatori di Jersey (da tempo già presenti) anche gli allevatori di razza Bruna. Nasce così Anafbj, dove alla F di frisona e alla J di jersey si aggiunge la B di Bruna.
 

Troppe divisioni

Questa vicenda conferma come sulla zootecnia si concentrino molte tensioni. Un’ennesima dimostrazione arriva da quanto accaduto con la rinata Associazione regionale degli allevatori campani, dove gli stessi allevatori sono stati costretti a scendere in piazza per far sentire la propria voce, come riferito da AgroNotizie.

In passato nel mondo degli allevatori si confrontavano con saggio equilibrio tutte le componenti agricole. Cosa che non accade più.
Il modello “egemonico” al quale sembra tendere Coldiretti si sta dimostrando divisivo e forse meriterebbe di essere ripensato. Magari nell’interesse degli stessi allevatori.