Nel 2012 la produzione italiana di mangimi si è attestata sopra i 14 milioni di tonnellate (14.273 milioni di tonnellate), facendo registrare una flessione “fisiologica” dell'1,7 per cento rispetto al “picco” del 2011, un dato storico mai raggiunto prima che aveva permesso all'industria mangimistica italiana di sfondare la soglia di 14,5 mln di tonnellate.
Sono i dati elaborati da Assalzoo, l'Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, presentati in anteprima il 14 giugno durante l'Assemblea annuale a Ospedaletto di Pescantina (Vr).

La flessione produttiva era nelle attese – ha spiegato il presidente di Assalzoo Alberto Allodi – e il dato può certamente essere interpretato come un segnale che evidenzia una sostanziale capacità di tenuta del settore.
In questa situazione ciò che preoccupa di più le nostre aziende non è tanto la flessione della produzione, quanto piuttosto il fatto di aver dovuto scontare una forte erosione della redditività aziendale, per sostenere la zootecnia nazionale in grave difficoltà, e la minore disponibilità di risorse ha, di fatto, imposto alle aziende di tagliare pesantemente gli investimenti
”.

A fronte di un fatturato in aumento nel 2012 del comparto, per un valore complessivo della produzione che ha superato i 7,7 miliardi di euro (era 7,5 miliardi nel 2011), dovuto interamente all’effetto prezzi, il comparto ha visto ridursi i margini per le aziende mangimistiche, condizionate dalla difficile situazione economica e da un mercato delle materie prime con prezzi sempre più sostenuti. Sfide a cui gli imprenditori italiani della mangimistica hanno risposto “con grande senso di responsabilità, realizzando le maggiori economie possibili – ha aggiunto il presidente di Assalzoo - per evitare riflessi sull’occupazione e mantenere margini di operatività vitali”.