Si chiama Eudr, sigla di Regulation on Deforestation-free Products (Regolamento Europeo per i Prodotti Ottenuti Senza Deforestare).

È il contributo che l'Unione Europea vuole dare a livello planetario contro la deforestazione.

Un problema che assilla il "polmone verde" del mondo, le foreste amazzoniche e non solo.

 

Si tolgono gli alberi per fare posto a colture come la soia, il mais, il caffè o il cacao.

Per questo il legislatore europeo ha deciso di limitare le importazioni ai soli prodotti che garantiscono di essere ottenuti senza mettere a rischio le foreste.

Facile a dirsi, ma complicato da attuare, specie tenendo conto che l'Europa importa quantità enormi di soia, prevalentemente dal Brasile.


Problema complesso

Il verosimile aumento dei costi e la riduzione delle quantità disponibili possono mettere a rischio comparti strategici, come le produzioni di origine animale, che alla soia fanno ricorso per la produzione di mangimi.

L'operatività del programma Eudr era prevista per la fine del 2024, ma la complessità e le incertezze ancora irrisolte hanno convinto Bruxelles a rimandare la scadenza al 30 dicembre di questo anno.

Ma i problemi restano e il tempo che rimane è poco. In ballo ci sono circa 13 milioni di tonnellate di soia che ogni anno l'Unione Europea importa, in pratica oltre l'80% del proprio fabbisogno.


Obiettivo sostenibilità

Molte le questioni ancora aperte su questo fronte, come è stato ribadito anche in occasione della 69esima assemblea di Fefac, Federazione Europea Fabbricanti di Alimenti Composti, l'associazione che riunisce le industrie mangimistiche europee.

Tema dell'incontro la visione europea per lo sviluppo e la sostenibilità della zootecnia e le sfide del commercio internazionale di mangimi e cereali.

 

Brigitte Misonne, (Commissione Europea - Dg agricoltura - mercati e prodotti di origine animale) si è detta consapevole dell'interconnessione fra sviluppo della zootecnia e impegno del settore mangimistico, invitando la stessa Fefac a partecipare alle consultazioni per delineare la futura Pac (Politica Agricola Comune).

Tema sul quale è intervenuto anche Massimiliano Giansanti (Confagricoltura) auspicando che le politiche europee diano priorità all'agricoltura nel Quadro Finanziario Europeo, prerequisito per un mercato comune dei prodotti alimentari che garantisca sicurezza ed efficienza.


Burocrazia e costi in agguato

Il dibattito che ne è seguito si è articolato sulle strategie da adottare, in accordo con i diversi protagonisti della filiera zootecnica, per sostenere le produzioni di origine animale nel rispetto degli obiettivi che si è data l'Unione Europea in termini di sostenibilità, ma anche di competitività.

 

Nel perseguire queste mete, si è detto, è necessario tenere conto delle tensioni geopolitiche in atto e delle conseguenze sulla catena degli approvvigionamenti.

La Commissione Europea non ha ancora messo a punto il percorso per raggiungere gli obiettivi previsti dall'Eudr e i tempi sono stretti, sempre se non ci sarà un ulteriore rinvio.

Ma in ogni caso si dovranno fare i conti con l'aggravio delle procedure burocratiche e l'inevitabile aumento dei costi.


I risultati del Brasile

C'è tuttavia da interrogarsi sul reale contributo che il progetto Eudr potrà dare, tenuto conto del nuovo scenario nel quale si colloca la produzione di soia e di altre materie prime.

In Brasile, dal quale proviene la maggior parte della soia importata in Europa (circa 6,5 milioni di tonnellate, il 50% del totale), è da tempo in atto una politica ambientale tesa a ridurre la deforestazione.

La documentazione presentata in occasione dell'assemblea di Fefac da Riccardo Arioli (Confederazione Brasiliana dell'Agricoltura e della Zootecnia) ha ricordato i risultati ottenuti in oltre dieci anni di politiche di salvaguardia del territorio.

 

Oggi oltre il 66% del territorio brasiliano rientra nei programmi di protezione ambientale, mentre le pratiche agricole tengono conto dell'impronta carbonio e della sostenibilità, ottimizzando il rapporto fra coltivazione e allevamento.

I risultati si vedono nel progressivo azzeramento della deforestazione registrato dal 2010 in poi, in particolare nel Mato Grosso.


Effetti collaterali

La tutela dell'ambiente passa indiscutibilmente anche dalla protezione di boschi e foreste, specie quelle amazzoniche. Ben vengano dunque gli interventi che vanno in questa direzione.

Le politiche ambientali europee rischiano però di arrivare in ritardo, mancando obiettivi che altri, in questo caso il Brasile, hanno almeno in parte già raggiunto.

Il contributo del progetto Eudr rischia così di ottenere risultati modesti a fronte di un impegno organizzativo e di uno sforzo economico rilevante.

Con ripercussioni pratiche sui mercati delle materie prime che finirebbero con il penalizzare la competitività degli allevamenti europei.

 

Da anni troppe stalle chiudono i battenti (in 15 anni l'Europa ha perso oltre 5 milioni di aziende agricole). Continuando così si corre il rischio di rendere l'Europa dipendente in larga misura dalle importazioni di latte, carne e uova.

Magari proprio da quei Paesi che del rispetto ambientale si fanno beffe.